21 Agosto 2014

La politica del luogo

Un aspetto che colpisce, o almeno mi ha colpito, nel viaggio in Palestina è la densità simbolica dei luoghi. Non solo di Gerusalemme. Di tutto il territorio. Simbolico per palestinesi e per israeliani. E non solo. E la potenza politica di questa densità. Per gli israeliani è nientedimeno che la Terra Promessa in quel libro che è il libro per eccellenza – la scrittura, tà bìblia – non solo per gli ebrei ma per tutto l’occidente, che l’ha incorporato nel Nuovo come l’Antico Testamento. La Terra Promessa, ripromessa dagli inglesi durante il loro mandato (tra il 1932 e il 1948 emigrarono in Palestina circa 350.000 ebrei), si è caricata di un ulteriore fortissima urgenza dopo lo sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale. Ma il grande peso attuale del piccolo Stato dal nome biblico è dovuto al suo profondo inserimento nel sistema economico-politico di potere mondiale, i cui interessi, in parte, rappresenta e salvaguardia nell’importante regione geopolitica mediorientale. Israele è uno stato a capitalismo avanzato e insieme uno stato etnico (il milione e mezzo circa di palestinesi cittadini israeliani sono esplicitamente cittadini di seconda classe), il cui nazionalismo si alimenta di un’antica tradizione religiosa. Da questo punto di vista, può […]