Se uno e’ rifugiato, significa che quel rifugio che va cercando lo ha gia’ trovato. Se invece e’ costretto, mica perche’ quel giorno gli girasse cosi’ ben inteso, a vagare in mezzo alla fanga con o senza famiglia a al seguito, dopo aver attraversato in qualche modo il mare, camminato spesso per giorni, trovato magari un passaggio di fortuna (perche’ trovare un passaggio sarebbe una botta di vero culo), lasciando dietro di se’ solo una montagna di ricordi e di macerie e forse anche la speranza, se cosi’ e’ dicevamo, allora rifugiato non lo e’ affatto. Questione di grammatica. Forse e’ questa la distinzione che i signori sapientoni che si sono riuniti per l’ennesimo summit sulla “crisi dei richiedenti asilo” hanno in mente. Chi il rifugio ce l’ha e’, lo dice il nome stesso, rifugiato, chi invece il rifugio non ce l’ha, cazzi suoi e rifugiato non lo diventera’. Era forse dagli accordi tra Von Ribbentrop e Molotov che un (appunto) summit non si chiudeva con un risultato cosi’ brillante. Compimenti davvero, possiamo stare tranquilli che chi ci governa non sbaglia una mossa. Cacciare indietro questa massa di persone che non e’ che un giorno hanno deciso di farsi un […]