NES
Ovvero North Eastern Siria. Questa e’ la nuova denominazione di questa regione, anch’essa per certi versi nuova. Siamo nel Kurdistan siriano, attualmente amministrato da autorita’ che ne governanno l’autogestione. Pare di tornare nella vecchia e mai abbastanza amata Yugoslavia. I governi civili locali sono misti, sia nel senso della loro formazione, sia in quello di genere. Infatti, per ogni, chiamiamolo, capoluogo, le amministrazioni sono rappresentate ai piu’ alti livelli sia da un uomo che da una donna. La stessa composizione dei consigli e’ composta da rappresentanti di tutte le varie etnie che compongono la popolazione. Una forma di democrazia che, considerando dove stiamo, dovrebbe essere di esempio anche a chi dall’alto di improbabili scranni, pensa di dover semrpe insegnare tutto. Che poi le cose funzionino come in teoria dovrebbero, e’cosa tutta da verificare.
Come la stessa parita’ di genere che, spesso, viene esercitata semplicemente arruolando nelle forze armate locali anche le donne. Diciamo che difficilmente indossare la stesssa divisa concede anche la condivisione reale dei diritti, ma come si diceva poc’anzi, da queste parti e’ gia’ bene che certi principi vengano, se non proprio esercitati, almeno enunciati. Questa regione, si diceva; la popolazione e’ a stragrande maggioranza kurda, ma tale maggioranza e’ variabile a seconda di dove ci si sposta. Ad esempio, piu’ a sud, a Dair ez Zor, ma anche un po’ piu’ a nord da li’ verso Arisha, la gente e’ quasi totalmente araba, ma quell’area e’ sotto il controllo dell’alleanza SDF, le Self Defensive Forces, la stessa che controlla militarmente tutta la NES.
Anche qui, all’interno dell’alleanza ci sono varie e diverse fazioni, ma la piu’ rappresentata in assoluto e’ la componente kurda del YPG. I principali alleati, in termini di preparazione e di armament, anche se formalmente non combattenti (almeno non con i famosi stivali sul terreno…) sono i militari statunitensi. Non mancano neppure I francesi, ecchecazzo, dove finirebbe la loro grandeur? Diciamo che al di la’ del valore dei combattenti kurdi, una buona garanzia per il controllo del territorio, viene fornita dai bombardieri a stele e strisce con un qualche contributo di quelli francesi. Per non farci mancare nulla, nella zona sud est della regione, come pure ancora un po’ piu’ a sud ovest ma di la’ dell’Eufrate, c’e’ ancora una bella fascia di terreno, confinante con l’Iraq, controllata dai barboni neri, le nostre vecchie conoscenze. Pare anche che li’ ci sia in famoso califfo nero, ferito gravemente alle gambe (e nonstante tutto riuscito a scappare; viene in mente la gita in motoretta del mullah Omar..) in seguito ad un bombardamento non si capisce bene eseguito da chi. Ne hanno tirate giu’ tante di bombe, che alla fine e’ successo un casino. E’ mia, no e’ tua, forse no , forse si’. Si sa come vanno queste cose. Pero’ i particolari sulle condizioni di quel ragazzaccio sono piuttosto precise. Come cazzo faccia a rimanere ancora industurbato da quelle parti, non si capisce bene. Chissa’, servira’ a qiualcuno in futuro? boh!
Se invece serve bombardare qualcuno, gli F16 e compagnia preferiscono altri obiettivi, solitamente l’esercito regolare siriano che, naturalmente avrebbe qualche rivendicazione da fare sopra la gestione di parte di quell territorio. I soli autorizzati dale leggi internazionali a stare in Sirias ono I russi e gli iraniani, chiamati dal governo che, al di la’ di tutto, e’ quello riconosciuto e legittimo. Sta di fatto che ogni tanto gli aerei statunitensi pestano duro e ogni giro si parla di decine e decine di militari iraqeni morti. Secondo i conti che sono stati fatti fino ad oggi, il 50% circa dei 400.000 morti di questa guerra, si sono verificati tra le forze armate regolari siriane. D’altra parte sono soldati… ma se si tolgono loro di dosso le divise, rimangono pursempre corpi umani.
Tutto questo dall parte orientale dell’Eufrate. Le cose cambiano se si attraversa il fiume, limite imposto dal sultano turco e rispettato dai marines. Sull’altra sopnda la faccenda prende una piega diversa. Le SDF non sono piu’ supportate dagli statunitensi; li ci sono i turchi e l’alleanza tra Stati Uniti e Turchia ha una rilevanza un tantino diversa rispetto a quella con i poveri kurdi. Di la da l’aghe, direbbero i friulani, i cingolati turchi gia’ da tempo avevano deciso che rompere gli indugi fosse la politica migliore e avevano piazzato le loro truppe. Ora, da un mesetto, hanno deciso che non basta, e dunque devono spezzare le reni ai loro vicini di casa accusandoli di essere terroristi.” El buo’ che ghe da del cornuto al mus!” Succede allora che i kurdi di Rojava, almeno li’ hanno mantenuto anche ufficialmente il loro nome, si vedano quotidianamente piovere addosso tonnellate di bombe che stanno riducendo Afrin, localita’ ovviamente chiave del Kurdistan occidentale, ad un budino. Praticamente e probabilmente gelosi di quanto anche i russi e i loro alleati filogovernativi stanno facendo ai confine della capitale. Lasciando perdere per evitare la meningite, quanto anche altri gruppi di esaltati integralisti legati ad Al Qaeda (mica sono scomparsi quelli, anzi sono piu’ forti che mai) stanno combinando nella zona di Idlib e negli stessi quartieri di cui sopra nelle periferie di Damasco, dove circa 400.000 civili sono ostaggio di queste stesse truppe di terroristi, che pero’ sono riconosciuti come controparte ufficiale (e dunque mica terroristi) con cui fingere di accordarsi al cosiddetto tavolo della pace a Ginevra. Non e’ uno scioglilingua, e’ la tragica realta’ in cui si vive da queste parti.
Ci stiamo pero’ allontanando dalla nostra regione. Qui la situazione e’ tranquilla; certo di tanto in tanto nelle zone che erano state maggiormente colpite dalla guerra, qualche botto capita. La situazione migliora, certo, dalle circa 230 persone ferite da mine solo a Raqqa di Dicmbre 2017, siamo passati alla cinquantina della prima meta’ di Febbraio 2018, ma ancora non e’ salutare muoversi senza precauzioni. Oppure, come capitato una decina di giorni orsono, succeed che uno decide di comprare un’auto in una zona e da persone poco sicure per poi saltare in aria con altri tre soci, perche’ qualcuno su quell’auto aveva lasciato una trappola esplosiva. La gente di qui e’ compattamente soldiale con i suoi compagni che stanno combattendo piu’ a ovest, e molti sono quelli che decidono di arruolarsi e partire verso Afrin. Le strade sono piene di manifesti con le foto di ragazzi e ragazze, uomini e donne, finite nella lista dei “martiri”, come li chiamano da queste parti. Sono molte le famiglie che anche qui li piangono.
Insomma, la festa continua e non si capisce bene quando e come finira’. L’impressione che si ha, e’ che il progetto di una Rojava autonoma e soprattutto democratica che si coltivava fino a poco tempo fa e di cui Kobane era l’immagine, sia un tantino sbiadito e che come al solito i pescecani abbiano da tempo in mente una visione, e soprattutto interessi, piuttosto diversi rispetto ai sogni della gente. Certe alleanze, pursempre forse temporaneamente necessarie, alla fine si rivelano strangolanti lasciando spazio solo alla cosiddetta cruda realta’ dettata dalla forza maggiore. Amen
Docbrino