Tranquilli, non ho intenzione di farmi processare una volta di più dalla Procura della Repubblica di Pordenone, quella che assolve il podestà di Pordenone Alessandro Ciriani per le sue malefatte “cooperative” e manda invece me a processo per averlo definito per quello che è. La frase soprastante è tra virgolette, e costituisce “solo” la citazione di una frase dell’allora segretario nazionale di Rifondazione Comunista, l’ex ministro Paolo Ferrero.
Frase, per altro, adattissima per un commento a quello che succede in questi giorni, con il debordante twittatore di Stato che pontifica, tra un annuncio di voler superare Benito arrivando a governare trent’anni (… con appuntamento finale in Piazzale Loreto, oppure no?) e la restaurazione dell’ “Asse” con Austria e Germania. Nel frattempo, il “nostro” si atteggia a ministro di polizia, dei ponti e strade, della guerra, non meno che a magistrato, ma soprattutto a voce unificata del MinCulPop di staraciana memoria, abrogando l’illuminista divisione dei poteri.
Ma per fortuna – anche mia, visto il precedente – non in tutta Italia la Magistratura è ignara del fatto che il 25 aprile 1945 abbia vinto la Resistenza Antifascista, dal 2 giugno 1946 siamo in regime repubblicano e dal 1° gennaio 1948 sia entrata in vigore una robusta Costituzione democratica, confermata più volte a suon di bocciature popolari referendarie dei tentativi autoritari renzusconiani.
Paolo Ferrero è stato poi querelato da Salvini, che però è stato sconfessato nettamente dal GIP di Milano. La sentenza, tratta dalla pagina facebook di Paolo Ferrero è questa che segue sotto. Buona lettura.
Glb