1. L’insistenza con cui lo stesso Renzi sgrida gli oppositori della “sua” revisione costituzionale di “stare al merito” è eloquente. Non è il merito l’oggetto della “sua” revisione costituzionale. Sono le dimensioni politico-culturali e socio-economiche che la sorreggono ad essere oggetto delle continue forzature parlamentari da circa 18 mesi a questa parte e dell’imminente consultazione referendaria.
2. Non esiste un “combinato disposto” dicono i sostenitori della revisione sulla base di una lettura solo formale, se non formalistica dei quesiti – accorpati, come noto, nella stessa unica scheda che voteremo. E stavolta hanno ragione. I combinati disposti sono più di uno. Non solo revisione costituzionale più Italikum. Ma anche queste due più allargamento della forbice sociale in Italia, più la mancata rappresentanza dei ceti popolari e del mondo del lavoro dipendente e di chi il lavoro lo cerca, più desindacalizzazione di quello stesso mondo, più affermazione di una visione atomica e anomica del lavoratore (lasciato solo nella stessa regolazione contrattuale col datore di lavoro) più più più. L’elenco potrebbe continuare ma i lettori di studiosi nient’affatto estremisti (Ruffolo, Gallino, Stiglitz, Piketty e altri fino alla campagna Sbilanciamoci) sono già ben edotti a proposito.
3. In una società già di per sé sfilacciata e atomizzata, tu vai a cambiare le regole fondamentali – la Costituzione – togliendo non già una camera legislativa ma la possibilità di scelta diretta di quella, contribuendo ad una crescita ulteriore dell’entropia.
4. Se la diseguaglianza in un ottica multidimensionale non è solo una questione di portafogli ma una rete di rapporti sociali che riguarda non solo opportunità teoriche ma anche le capacità di partecipare pienamente alla vita socio-economica e culturale di una società (cfr. profetica sintesi di Lelio Basso nell’art. 3 comma 2 della Costituzione) – come non dire che questa revisione vada a rafforzare la tendenza già in atto a costituzionalizzare le diseguaglianze, mediante un superamento delle elevate mediazioni kelseniane del secondo dopoguerra europeo?
5. è inutile proseguire, occorre impegnarsi affinché il NO vinca. Il dopo, l’entendance – nennianamente – seguirà.
Gaetano Colantuono, direttivo Risorgimento socialista
Ps: Ho composto 1 mio diario per esprimere il NO da docente (e non solo):