Ambientalisti per il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016
La riforma costituzionale, sulla quale i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi nel referendum confermativo del 4 dicembre, presenta alcuni aspetti molto preoccupanti anche per quanto concerne la tutela dell’ambiente, nel rapporto tra lo Stato e le autonomie locali.
In particolare, la nuova formulazione dell’art. 117 della Costituzione attribuisce alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, tra le altre materie:
– la “valorizzazione” dei beni paesaggistici
– le disposizioni generali e comuni sul governo del territorio
– la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia
– le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale
– i porti e gli aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale
Si tratta di materie che in precedenza erano attribuite alla competenza “concorrente”, vale a dire la potestà legislativa spettava alle Regioni, mentre allo Stato era riservata la determinazione dei soli principi fondamentali.
E’ perciò evidente che, in virtù del nuovo art. 117, spetterà allo Stato ogni decisione in merito ad infrastrutture quali: elettrodotti ad alta tensione, metanodotti ed impianti di rigassificazione del GNL, autostrade, nuove linee ferroviarie.
Pertanto, mentre ad esempio la decisione finale sulla costruzione o meno del proposto rigassificatore di GNL, proposto a Trieste-Zaule da GasNatural, richiedeva prima l’obbligatoria intesa tra il Ministero competente e la Regione, ora dall’intesa si potrà prescindere ed il Governo potrà decidere in totale autonomia. Analogamente per il progetto del rigassificatore proposto da SmartGas a Monfalcone.
Idem per quanto concerne le decisioni finali sui progetti di altre infrastrutture, quali la linea TAV Venezia-Trieste, l’elettrodotto Somplago-Würmlach, l’elettrodotto Udine-Ronchi sud.
Non occorre spendere troppe parole per ricordare quanto si siano dimostrati disponibili, nei confronti dei proponenti di tali progetti, gli organi statali coinvolti (dal Ministero dell’ambiente a quello dello Sviluppo economico). Al punto da forzare – o consentire che venissero forzate – in funzione di un esito favorevole, anche le procedure di valutazione ambientale prescritte per legge.
Lungi dal ritenere che la Regione Friuli Venezia Giulia sia esente da responsabilità ed errori nella gestione delle valutazioni sui progetti in questione, va detto però che almeno nel caso del rigassificatore proposto da GasNatural la contrarietà ripetutamente dichiarata dalla Presidente della Regione (pur in assenza di atti ufficiali) ha finora bloccato l’iter autorizzativo del progetto, scandalosamente approvato sotto il profilo ambientale dal Ministero dell’ambiente.
In caso di vittoria dei SI il 4 dicembre, l’”arma” dell’intesa mancata non potrebbe invece più essere utilizzata dalla Regione. Analoga la situazione per quanto concerne i progetti degli elettrodotti ad alta tensione e quello della linea TAV Venezia-Trieste.
Non solo: su proposta del Governo le leggi statali – nella nuova formulazione dell’art. 117 – potranno “invadere” anche materie nelle quali la potestà legislativa spetta alle Regioni, vale a dire:
– la pianificazione del territorio regionale
– la mobilità all’interno di questo territorio
– la dotazione infrastrutturale
– la promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici
Ciò potrà avvenire “quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse generale”. Formula generica come poche …
Anche opere ed interventi di minore entità (ma non necessariamente di minore impatto sull’ambiente), pertanto, potranno – ad imperscrutabile giudizio del Governo – essere avocati alla competenza statale. Di uno Stato, va ribadito, che si è distinto soprattutto per i tanti cedimenti verso gli interessi delle grandi aziende pubbliche e semipubbliche (RFI, SNAM, ENEL) e per quelli delle multinazionali (GasNatural, tra le altre), a scapito dell’ambiente e prescindendo anche da elementari considerazioni sulla sostenibilità economica di molte “grandi opere”.
Il panorama della legislazione e della pianificazione, in materia di ambiente e territorio, da parte delle Regioni, presenta certo diverse ombre, ma anche molti casi di eccellenza.
Di certo però, lo Stato ed i Governi succedutisi nei decenni non hanno dato prova di maggiore sensibilità ed attenzione. Basti qui ricordare che sono occorsi due referendum popolari, per evitare che l’Italia proseguisse nella costruzione di centrali nucleari.
Il mantenimento di un ruolo e di competenze legislative e pianificatorie, in queste materie, a livello regionale (anche migliorando la formulazione attuale dell’art. 117 Cost.) rappresenta quindi un indispensabile contrappeso istituzionale, a tutela degli interessi dei cittadini e dell’ambiente, rispetto allo strapotere – troppe volte subito – dei grandi interessi economici organizzati.
Per le sopraelencate ragioni, i firmatari del presente appello – impegnati da molti anni nelle iniziative ambientaliste in Friuli Venezia Giulia – invitano chi ha a cuore la tutela dell’ambiente a votare NO il 4 dicembre.
Paolo Angiolini Lino Santoro
Claudio Siniscalchi Lucia Sirocco
Adriano Tasso Michele Tofful
Andrea Wehrenfennig Franceschino Barazzutti
Graziano Benedetti Arturo Bertoli
Dario Bossi Massimo Brianese
Paolo Calandra Alessandro Capuzzo
Giorgio Cavallo Ferdinando Ceschia
Mario De Biasio Gianluca De Vido
Mauro D’Odorico Rosa Letizia Fabris
Dario Gasparo Cristiano Gillardi
Marco Iob Adriana Janežič
Marco Lepre Roberto Linardon
Renato Marcon Elia Mioni
Franco Musi Nereo Peresson
Guido Pesante Eva Petz
Mauro Pignataro Guglielmo Pitzalis
Mario Pivetta Roberto Pizzutti
Dario Predonzan Bruno Repezza