Solo due righe sull’ennesima vergogna che dobbiamo subire
Sono passati ben 15 anni da allora, quasi non mi pare vero. E a distanza di cosi’ tanto tempo, e nonostante espliciti inviti e altrettante promesse, quasi fosse una beffa, proprio in questi giorni il nostro parlamento decide che la tortura in Italia non e’ reato. Non e’ prevista come reato e dunque come tale non perseguibile in tribunale. Fantastico !
A volte ci ripenso, mi rivengono in mente fatti e scene di quel Luglio del 2001 quando scoprimmo a nostre spese che le forze dell’ordine del nostro paese non ubbidivano, e ovviamente non le applicavano, alle leggi previste dal nostro codice. Furono due giorni di fuoco e sangue, di una volenza che non sarei riuscito ad immaginare se non ne fossi stato testimone.
Praticamente nessun colpevole, e se ce n’e’stato qualcuno, se l’e’ cavata a buon mercato. Parliamo naturalmente di polizia, carabinieri, finanzieri, guardie carcerarie, ma no solo; anche di infermieri e medici criminali nei loro comportamenti. Si’, c’e’ qualche singolo soggetto che e’stato condannato o radiato, ma le pene, se paragonate ai crimini commessi, sono una specie di buffetto sulla guancia.
Tra i dimostranti, invece, c’e’ chi e’ stato punito severamente e spesso per reati (reali) davvero di poco conto.
Oggi mi sto chiedendo cosa posso ancora pensare di chi dovrebbe proteggermi, anche perche’ nel frattempo (e chissa’ quanti prima) gli stessi tutori dell’ordine si sono macchiati di altre bestialita’ compiute su soggetti troppo spesso deboli. Inutile quasi menzionare i casi di Cucchi, Uva e tanti altri.
Ora e per ragioni di lavoro, ho spesso l’occasione di dover interagire con la polizia; non riesco proprio a credere che coloro con cui mi rapporto oggi in modo civile ed educato potrebbero essere gli stessi che quindici anni fa distribuivano mazzolate e legnate spedendo in ospedale centinaia di persone, e su altre ancora infierivano impietosamente sia fisicamente che psicologicamente con metodi indegni di un mondo un minimo civile. Non riesco a credere che questi poliziotti gentili e disponibili appartengano alla stessa categoria di persone che con la stessa divisa (magari in tenuta antisommossa) si comportavano come i boia di Pinochet.
Nessuna intenzione di fare di tutta l’erba un fascio (sigh!), ma evidentemente mi risulta difficile parlare di forze democratiche. Fino a che punto, mi chiedo, queste persone sono in grado di garantirmi un approccio democratico al loro lavoro? Cos’e’che ad un certo punto si scatena nella mente di questi soggetto e li trasforma in aguzzini?
Tornando indietro dei famosi quindici anni, se tra le forze dell’ordine quanche singolo ha in qualche modo pagato, tra i governanti e i politici di allora, c’e’ forse qualcuno che si e’ assunto qualche responsabilita’? Non mi risulta.
E dunque, non e’ che forse le direttive impartite allora e la garanzia di una, praticamente sicura, immunita’ abbiano contribuito ad instillare la sicurezza e la convinzione che «si menava» perche’ si era nel giusto e soprattutto lo si poteva fare senza paura di alcuna ripercussione? La responsabilita’di quei gesti era e rimane essenzialmente politica, perche’ e’ la politica che deve prima emettere e poi fare in modo che le leggi vengano rispettate. Attraverso il controllo sulle forze dell’ordine, attraverso l’investitura di soggetti di sicura garanzia democratica e la loro rimozione al primo sentore di abuso. E tutto ciò, passa inevitabilmente attraverso la possibilità di identificazione dei tutori della legge.
Il rinvio (senza neppure ipotizzare una data) della decisione sulla legge che stabilisce che anche in Italia la tortura e’ reato riconosciuto, e’il peggior segnale che si sia sulla via giusta nonche’ del male profondo in cui la stessa politica italiana (non solo, certo) stia sguazzando. E che quei signori con cui ho a che fare oggi, potrebbero un giorno, in seguito, pensare che al di la’ delle formalita’ eseguite con rigore professionale, magari immaginare di potersi prendere ancora la liberta’ di ripetere le stesse azioni di 15 anni fa.
Bruno Tassan Viol