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Tanto tuonò che piovve

Chiariamo subito un concetto; il bombardamento dell’altra notte è un atto di assurda prevaricazione e di totale illegalità che va contro tutti i principi delle leggi internazionali i cui autori dovrebbero essere processati dinnanzi agli appositi tribunali. Detto ciò, era un po’ nell’aria; un po’ perchè Trump aveva detto che avrebbe lasciato la Siria, e dunque ci si aspettava il contrario. Un po’ perchè questo attacco scellerato conviene per risolvere alcuni problemi a molti degli attori del gran casino in cui si trova sprofondata la Siria. Primi, gli Usa stessi, impantanati in una situazione da cui non riescono a districarsi con un minimo di razionalità e nella totale assenza di una strategia; poi i turchi che in qualche modo devono un po’ ricucire i loro rapporti con Washington, e per altri motivi che vedremo più avanti, senza esporsi troppo. Poi i francesi, che non si danno pace e cercano disperatamente di ritagliarsi uno spazio da protagonisti, un po’ come ai tempi della Libia, in un mondo in cui ormai quegli spazi sono abbondantemente occupati da altri soggetti; molto a Israele, anche se Tel Aviv vorrebbe molto di più, per cui gli obiettivi centrati (iraniani ed hezbollah) sono esattamente quelli che loro desideravano. Un po’ pure ai russi che sanno perfettamente che gli Usa non se ne andranno senza aver dimostrato al mondo che nulla può essere deciso senza di loro, che la loro pistola è sempre pronta ad essere estratta dalla fondina a loro piacimento, ed un contentino bisognava darglielo. Inoltre le sanzioni, specie le ultime, stanno provocando non pochi fastidi e problemi a Mosca dove in un solo giorno e come conseguenza delle sanzioni, la borsa ha perso più del 10%. E dove le maggiori compagnie, a partire da Gazprom (fino a poco tempo fa la quinta compagnia a livello planetario) risentono pesantemente del boicottaggio al quale sono sottoposte. Un po’ meno conviene a Teheran, che vede i suoi problemi aumentare e il suo ruolo messo un po’ in disparte. Non solo, ma questo intervento è mirato proprio nei loro confronti, un chiaro messaggio atto ad impedire l’allargamento dell’influenza iraniana nell’area su cui altri forti appetiti certo non mancano.

Ma andiamo un po’ per ordine. Ieri doveva essere il giorno in cui l’Opac avrebbe dovuto cominciare i lavori di verifica a Douma per capire se ed eventualmente quali (nonchè da chi), le armi chimiche fossero state usate. Come si vede, i dubbi da risolvere erano, sono, parecchi e i tempi necessari piuttosto lunghi. I francesi per bocca del loro presidente Macron l’europeista, hanno assicurato che le prove c’erano ed erano evidenti. Di tali prove, naturalmente, non si è vista traccia, nè probabilmente se ne vedrà. Come avrebbero fatto a procurarsi quelle prove rimane poi un profondo mistero. Non risulta che i francesi, nè altri rappresentanti della “coalizione” avessero accesso a quei luoghi. A meno che, quelle prove non provenissero dagli affidabilissimi “ribelli” che fino all’ultimo, guarda caso poco prima degli attacchi della “coalizione”, hanno rifiutato di accettare le stesse condizioni che i loro compagni di merenda avevano tranquillamente controfirmato nelle aree limitrofe. Poi, un paio di giorni prima dei bombardamenti, anche loro se ne sono andati a nord, dove sono finiti, appunto, anche i loro compari. Idlib, Al Baab, Jarabulus, sono principalmente le località dove, non a caso, questi tristi soggetti alleati e finanziati dalla Turchia e delle monarchie del golfo, sono stati concentrati. Magari dopo cercheremo di capire perchè.

Tornando a noi, in parole povere e nonostante le assicurazioni di francesi e Usa, di prove del famoso bombardamento chimico non se ne sono viste e probabilmente non se ne vedranno. Prima si parlava di gas nervino, ma le scene fatte girare dalle televisioni e dai media occidentali difficilmente potranno dimostrare che, nel caso, si trattasse di gas nervino. Una doccetta non risolverebbe certo le intossicazioni derivate da quel gas. Pare anche che, secondo alcune testimonianze, la scena sia stata girata in un ospedale in cui alcuni soggetti hanno fatto irruzione ed hanno portato con sè altre persone che hanno irrorato abbondantemente con acqua. Ma lasciamo le certezze ad altri. Poi si è parlato di attacco al cloro; non si capisce bene sotto quale forma, ma in ogni caso anche qui le testimonianze riportate sono un po’ contraddittorie. Testimoni raccontavano di uno strano odore dolciastro.. il cloro piuttosto irrita le narici con un odore acre e pungente. Vabbè, questi sono dettagli. Quello che nessuno riuscirà a farmi intendere è il motivo per cui Assad avrebbe ordinato un attacco di questo genere, un insulso suicidio politico in un momento in cui le sue truppe, naturalemente ben supportate dell’aviazione russa, stava conquistando terreno e risolvendo uno dei principali problemi. La messa in sicurezza della sua capitale Damasco. Non è eccessivamente noto, ma Damasco veniva puntualmente presa di mira dai missili e dai mortai di quegli stessi gentiluomini che finalmente sono stati sconfitti ed evacuati verso, come si diceva prima, nord. Un assoluto non sense.

Sta di fatto che tra i principali obiettivi colpiti dai missili (ognuno dei quali costa la sciocchezza di più di mezzo milione di euro; noi stiamo risistemando un intero piano di un ospedale con la metà di quei soldi) sono ex depositi di armi chimiche che all’epoca erano stati (per fortuna) svuotati secondo gli accordi raggiunti tra governo, russi ed occidentali. Se per caso ci fossero state davvero armi chimiche all’interno di quei depositi, ecco perchè per fortuna, si sarebbe provocata una strage. Un deposito che salta in aria immetterebbe una tale quantità di gas tossici da sterminare mezza città.

Gli altri obiettivi colpiti sono siti che con il governo non hanno nemmeno direttamente a che fare; piuttosto hanno a che fare (tanto quanto quelli bombardati nei giorni scorsi da Israele) con gli iraniani, i veri bersagli di questa messinscena. Pare che gli iraniani abbiano sul terreno in Siria tra milizie ed effettivi, circa 100.000 combattenti, una cifra enorme e segno dell’immenso investimento che gli ayatollah hanno effettuato in Siria. Le mire di Teheran sono note e il loro sogno di potenza regionale si scontra con le stesse di Riyad e, in modo forse diverso, di Ankara. Ecco perchè i turchi si sono immediatamente schierati dalla parte dell’occidente con cui ultimamente non hanno grandi idilli. Le alleanze che si stringono da quelle parti hanno un senso solo momentaneo, ma non garantiscono grandi tenute per il futuro. Diverso il rapporto che i turchi hanno con la Russia con cui condividono parecchi interessi strategici ed economici, ma che possono oscillare in funzione del ruolo che Ankara può vantare anche con l’occidente. E che nonostante tutte le scelte di Erdogan che definire autoritarie diventa un eufemismo, l’occidente si è sempre ben digerito.

In parole povere, lo scenario è cambiato poco dal punto di vista pratico, gli Usa hanno avuto la loro soddisfazione, la Francia la sua piccola parte di gloria a scapito di una politica che avrebbe dovuto essere europea, ma che vista la situazione in cui versa l’Europa e la decisione dei tedeschi di starsene per questa volta fuori, Macron ha preferito sostituire con il suo protagonismo. Protagonismo che dà un’ulteriore mazzata alla già poca solidità dell’Unione Europea. La Turchia se ne è stata a guardare, mentre persegue i suoi veri interessi nell’area, i russi hanno a modo loro dimostrato che danni seri non ne hanno subiti nè loro nè i loro alleati governativi e vantano una percentuale di missili abbattuti che, fosse reale, sarebbe preoccupante per chi quei missili li ha lanciati. Rimane da capire e vedere cosa succederà da oggi in avanti. Si accennava alle sacche a nord di Homs dove vengono concentati i combattenti delle varie fazioni che a vario titolo fanno riferimento alla casa madre di Al qaeda e anche dell’Isis. Cosa faranno quelli piazzati ad Jarabulus e Al Baab pare abbastanza chiaro; la Turchia non ha affatto chiuso la partita con i Kurdi, Jarabulus e Al Baab stanno esattamente a nord e a sud rispetto a Mambij, area controllata dai kurdi ma ad ovest dell’Eufrate. Cosa mai gradita dai turchi che hanno sempre sostenuto che a Mambij non vogliono vedere YPG o SDF, dunque la presenza dei barboni non pare essere rassicurante per i kurdi. Come verrà gestita tutta quella marmaglia di esaltati integralisti che ormai ha popolato la zona di Idlib, rimane ad oggi un mistero che prima o poi dovrà essere chiarito.

A sud, ciò che rimane da vedere, è cosa succederà nella zona di Daraa, al confine con il Golan. Non sarà certo una partita facile ed Israele ha anche ultimamente chiarito la sua posizione in merito entrando in Siria e bombardando allegramente posizioni iraniane e di Hezbollah.

Dulcis in fundo la Siria del nord est, insomma la zona contollata da kurdi e dalla coalizione di SDF (statunitensi, francesi, inglesi, giordani e compania briscola). Non pare facile che la zona ed il sistema di autogoverno (self administration) imposto in tutta l’area che rimane ad est dell’Eufrate rimangano integri. Come pare evidente che il governo abbia parecchie mire di tornare definitivamente in possesso delle risorse energetiche della zona di Dair ez Zor attualmente parzialmente sotto il controllo, appunto, della coalizione ma dove i rapporti tra kurdi e popolazione locale, a stragrande maggioranza sunnita, non sono propriamente amichevoli. Non a caso, proprio da quelle parti, ci sono ancora due grosse sacche controllate dall’Isis che in caso di bisogno si faranno trovare pronte. Pare anche che nella prigione di Hasaka, dove sono detenuti alcuni tra i capi di Daesh, ci siano movimenti non esattamente chiari e che elicotteri Usa stiano evacuando quei gaglioffi per portarli in luoghi non conosciuti, ma probabilmente al sicuro. Per loro, mica per noi che ce li ritoveremo ìn mezzo ai piedi; ricordiamoci la storia di Al Baghdadi, ex prigioniero delle carceri Usa e poi stranamente divenuto leader di quei lazzaroni esaltati assassini.

Ecco, vediamo per ora se i fuochi d’artificio sono davvero finiti lì e la pantomima potrà continuare riservandoci ulteriori sorprese. Le avventure siriane sono ancora ben lungi dall’avere una fine. Magari potrebbe finire dove potrebbe cominciare la prossima avventura della disgregazione del Medio Oriente; la tanto attesa da Israele, dall’Arabia Saudita e dall’ala più retrograda della destra Usa, guerra all’Iran. Ai posteri, ma nemmeno troppo, l’ardua sentenza.

Docbrino

 

 

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