Vanni Tissino ci ricorda questo chiaro articolo di Giulio Marcon, deputato ed ex portavoce dell’Associazione per la Pace nazionale: La guerra di Re Matteo, di Giulio Marcon, “il manifesto” del 14.2.2015 Venerdì notte, la Camera dei Deputati — senza le opposizioni che avevano abbandonato l’aula — ha modificato, nell’ambito della riforma della seconda parte della Costituzione, anche l’ex articolo 78, quello che norma le modalità della dichiarazione dello «stato di guerra». Ora basterà, con la modifica approvata, un voto della Camera dei Deputati (e non più, anche del Senato), con la maggioranza assoluta dei componenti. Addirittura in una prima versione, il governo aveva previsto la maggioranza semplice, cioè dei presenti. I deputati pacifisti avevano proposto che la maggioranza fosse qualificata, almeno dei due terzi. Visto che l’articolo 11 della Costituzione ci dice che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa», se questa deve essere dichiarata (evidentemente in casi eccezionali, estremi e solo per motivi di difesa dei confini), allora che sia una decisione il più condivisa possibile. I loro emendamenti sono stati bocciati. Perché la modifica di venerdì notte è gravissima? Perché la riforma costituzionale è affiancata da una riforma elettorale (l’Italicum) che prevede il premio di maggioranza al partito vincitore delle elezioni. Il […]