3 Gennaio 2015

Su quei presidi ospedalieri che sono, non solo per il Ministero, dei no – sense … e su quegli ospedali soppressi dalla riforma della sanità Marcolongo-Telesca

Leggo sul Messaggero Veneto di oggi, 2 gennaio del 2015, con vero stupore, gli articoli intitolati: “Fvg, Roma declassa quattro ospedali”, e “Ma la Regione si oppone: «Non cambieremo nome»”, ambedue di Anna Buttazzoni, da cui apprendo una notizia che mi era sfuggita. E passo subito a questa. L’assessore Maria Sandra Telesca sostiene la bontà del termine “Presidi ospedalieri” per i da lei soppressi ospedali di Gemona, Cividale, Maniago e Sacile, perché avranno qualche posto letto, per esempio 8 o più, non è chiaro, per acuti, udite, udite, gestiti dai medici di famiglia, che sono quelli di base, che sono quelli di medicina generale, che sono quelli sulla cui associazione per coprire le 24 h si basa la riforma, associazioni mai create. E come potrebbero fare a gestire anche acuti, con 1500 pazienti a testa, senza guardia medica, dovendo coprire ampi territori? E con che strumenti, mancando a detti e cosiddetti “presidi ospedalieri” il laboratorio analisi, la farmacia, ecc.? Che aborto è mai questo? Per fortuna che la gente di Gemona, per fare un esempio, ha capito che un ospedale o è tale o non lo è più, e lotta per il mantenimento del San Michele. E per fortuna che […]