24 Agosto 2014

Il colono con la pistola

  Per la strada principale di Hebron, – Shuhada street: deserta striscia d’asfalto che la taglia in due, fiancheggiata da vecchie botteghe chiuse e abbandonate per il divieto di passaggio ai palestinesi -, da una grossa macchina ferma davanti al centro di cultura ebraica, scende una delle famiglie dei circa cinquecento coloni israeliani insediati nella città (160.000 abitanti, la più grande della Cisgiordania, nel distretto più a sud). Colui che sembra il capo è un uomo anziano, robusto, dalla folta barba bianca, cappello nero a larga tesa, camicia bianca, calzoni neri, filatteri. E pistola al fianco. Questa pistola la dice lunga sul clima politico e umano nell’antica città (la cui fondazione è menzionata nella Bibbia!). Un altro segno di questa semiotica dell’odio colpisce come un pugno quando, per arrivare alla sede del Comitato Popolare, attraversiamo un pendìo di antichi ulivi dal grosso tronco contorto. Sono tutti bruciati. Dai coloni. Su pochi soltanto, spunta ancora qualche ramo verdeggiante, che vuol vivere a tutti i costi. Come i palestinesi. Terzo segnale nella zona del mercato della città vecchia, le cui strette vie sono coperte da fitte reti di ferro. Alle nostre domande, gli amici di Hebron rispondono che, essendo i piani alti […]