Marocchini, egiziani, pachistani. Sono la manodopera che carica, scarica, trasporta ogni giorno tonnellate di merce con paghe basse e ritmi forsennati. Spesso inseriti in cooperative a cui le imprese di questo settore appaltano il lavoro. Il comparto comprende circa 500mila addetti e fattura 200 miliardi di euro l`anno. L`inchiesta di RaiNews nei luoghi dove la logistica è il cuore dell`economia: Bologna, Piacenza e Milano.
In questi ultimi mesi, si è sviluppato un ciclo di grandi scioperi promossi da Si-Cobas in vari centri della logistica padana (finalmente possiamo riutilizzare il termine nel suo senso geografico, dopo il crollo dell’importanza politica della Lega Nord, che aveva trasformato questo riferimento – essenzialmente legato, in senso politico-sociale, alle lotte bracciantili del Novecento – in uno dei “miti” della regressione identitaria della piccola borghesia “nordista”).
Delle lotte degli operai della logistica ha parlato, tra i giornali nazionali, quasi solo “il manifesto”, purtroppo con tutti i limiti dovuti alla superficialità del lavoro di quell’aristocratico collettivo redazionale. Solo ieri abbiamo potuto notare che al “quotidiano comunista” si sono accorti che, in mezzo a tante finte coop, ce ne sta per fortuna qualcuna “vera”, come l’Aster Coop di Udine. Ma le lotte dei facchini hanno occupato quotidianamente le pagine della stampa locale, anche a causa dell’atteggiamento inadeguato (usiamo un eufemismo) del presidente della Granarolo, e di Legacoop Bologna, che ha cercato di nascondere le responsabilità del gruppo dirigente cooperativo emiliano di fronte alla politica dei subappalti e del basso prezzo.
Glb