la tortura continua…
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qualcuno….bara!

 

Ce lo siamo tenuti sulle balle per cent’anni, si è fatto la bella vita, ha cercato di scappare alla sua sorte alla faccia del presunto senso dell’onore di cui ha sempre parlato a vanvera. Finalmente quella merda d’uomo è morto. E pretenderebbe pure rispetto, quello che secondo qualcuno si dovrebbe a tutti i morti. Come se i morti fossero tutti uguali, se meritassero il perdono e la misericordia da parte di tutti, a prescindere. Come se il predono si potesse concedere anche a chi mai ha manifestato pentimento, dubbi su ciò che ha fatto, pensato alle sue vittime con la stessa pietà che per lui si pretende.

Bene hanno fatto quelli che si sono schierati davanti al suo feretro e ne hanno impedito un’ingiusta cerimonia. La morte non cancella tutto, altrimenti si dovrebbe dimenticare ciò che è stato, passare sopra alla storia, perdonare chi il perdono mai ha chiesto e tantomeno meritato. Non può certo essere qualche calcio al carro funebre che cancella i fatti, che scambia la ragione con il torto, non ce lo vengano a raccontare. E di fronte ad una provocazione chiara da parte di quattro ignoranti nostalgici che nemmeno sanno cos’è il nazifascismo, non solo è giusto, ma indispensabile reagire; questo va detto chiaramente.

Quella salma va restituita a chi ce l’ha mandata, perlomeno per ricordare una storia che rischierebbe altrimenti di essere travisata o opportunisticamente dimenticata; come è successo per decenni ai documenti fatti sparire e nascosti nei famosi armadi per fortuna poi (inutilmente dal punto di vista pratico) ritrovati. Non facciamo gli gnorri, ci sono ancora decine di criminali nazisti che vivono tranquillamente a casa loro senza aver mai dovuto rispondere dei loro atti. La Germania finge di ignorarlo, l’Italia asseconda e quelli mai hanno pagato o pagheranno per le loro responsabilità. La stessa Germania che ora chiede e impone alla Grecia (tranquilli che arriveranno anche qui) di pagare i debiti nei confronti delle banche che erano pienamente a conoscenza dei rischi che gli investimenti che facevano comportavano. Senza mai ricordarsi dei debiti di guerra mai onorati e che mai lo saranno.

Che torni dunque in Germania quella salma dannata, che almeno quella di responsabilità sia a loro carico, per evitare che si dimentichino della storia che con eccessiva fretta si vorrebbe rimuovere. Che si potrebbe, e ci sono elementi che si dovrebbero valutare più seriamente che ce lo fanno presagire, ripetere di nuovo. Con le dovute diversità, ma con gli stessi nefasti effetti. Non occorre ricorrere alla guerra per ridurre sul lastrico un Paese, basta applicare regole economiche distruttive per chi le deve applicare e generose nei confronti di chi le impone.

Ma al di là di questo, se la Germani accettasse le proprie responsabilità e si occupasse della sepoltura, cremazione, per quanto mi riguarda anche lo smaltimento di quell’infame personaggio, oltre ad onorare il proprio dovere, eviterebbe che quell’”antigermanismo” che si sta diffondendo a causa delle politiche in materia economica che la Merkel e il suo governo fanno applicare (in buona compagnia dei Paesi del Nord) alle Nazioni del Sud Europa, diventi un fenomeno ben più pericoloso e si trasformi in un sentimento che potrebbe avere conseguenze più gravi. Non si scherza con il fuoco, si sa che ci si scotta e si rischia di appiccare un incendio difficile poi da arrestare. La recrudescenza dei partiti di destra in Grecia, Francia, Austria e altrove non è certo un buon presagio e potenzialmente dirompente, non sottovalutiamola.

Pare che però ora qualcuno abbia individuato una soluzione, si spera provvisoria in quanto la bara è stata tumulata da qualche parte in Italia; vedremo.

Rimane il fatto che coloro che pretendevano di dare “degna” sepoltura a Priebke, sono probabilmente gli stessi che, allo stesso tempo, se ne sbattevano altamente di quei poveracci (quasi 400) affogati come topi nel canale di Sicilia ai quali è stata riservata una cerimonia fuori tempo massimo e in assenza delle bare, che nel frattempo avevano preso varie destinazioni e messe sotto terra senza tante storie. E quelli non erano, tranne che per la legge italica, dei fuorilegge.

In fin dei conti erano neri anche quelli, ma nel corpo: quell’infame lo era nell’anima, e questo non potrà essere dimenticato. Si trovi un modo di farlo tornare, lui sì, a casa sua.

 

Bruno Tassan Viol

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