Sempre ammesso che da queste parti le feste si siano celebrate. Per tutti, intendo; perche’ chi ne aveva la possibilita’, e quelli ci sono sempre, di sicuro l’ha fatto. In ogni caso, se prima di natale in Rojava la gente non era granche’ disposta a percepire il clima celebrativo e il timore di un imminente attacco da parte dei turchi direttamente o per interposta persona non lasciava molto spazio a sdolcinerie, con l’arrivo della befana qualsiasi speranza di festeggiare qualcosa e’ stata definitivamente persa. L’attentato suicida dell’altro giorno a Manbij ha immediatamente fatto capire che se qualcuno si illudeva che tutto fosse rientrato, si sbagliava di grosso. Se qualcosa del clima natalizio e’ rimasto, si tratta dei giochi di societa’ che da noi si basano su scenari di guerre immaginarie mentre qui si svolgono direttamente sul campo e nell’immediata realta’. Se nelle nostre case riscaldate i carri armati e soldatini sono di plastica, qui i primi sono corrazzati e si muovono con il classico rumore di cingoli mentre i secondi rischiano, e spesso perdono realmente, la pellaccia. Come continua ad accadere nel sud della regione del NES, dove cittadine come Hajin sono ufficialmente sotto il controllo delle truppe dell SDF […]