Il prossimo referendum in Grecia
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Lettera al Presidente Mattarella
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Oxigeno

Dunque ci siamo, la Grecia ha deciso e a larga maggioranza che le cure da cavallo a cui è stata sottoposta da parte della troika hanno rotto. Allo stesso tempo e contrariamente a quanto propinatoci dalla stampa “mainstream” internazionale, altrettanto chiaramente i greci ci hanno fatto sapere che se si dovesse arrivare ad una rottura con l’Europa e con l’euro, certamente non sarà per propria volontà.
Ormai è passata una settimana dal referendum e si può pensare di poter azzardare qualche analisi sul suo risultato e sulle conseguenze che ne derivano.
Una cosa perlomeno si può dire; il tentativo della parte più radicale dei fanatici sostenitori del cosiddetto libero mercato di sbarazzarsi del governo di Syriza è andato miseramente a monte. E già qui c’è di che festeggiare. Certo il “no” non ha risolto gli immensi problemi in cui l’economia (e l’intero paese) greca è immersa, ma Junker, la Merkel e soci stanno masticando ancora cattivo dovendo loro malgrado ingoiare un grosso rospo. Le loro minacce non hanno intimorito la popolazione greca e ciò può significare che episodi del genere potrebbero ripetersi anche altrove. Questo è il rischio più grosso a cui devono d’ora in avanti sottostare ed è per questo che cercano di non muoversi di un millimetro per poter dimostrare che la votazione è stata inutile. Purtroppo per loro non lo è affatto. In ogni caso, pare chiaro che per i leader tedeschi e loro soci nordici, vedere la Grecia fuori dall’euro (e dall’Europa) sia non solo accettabile, ma addirittura auspicabile. Il loro progetto è quello di un continente a guida tedesca e che faccia i loro stessi interessi, progetto che oltre ad essere difficilmente difficile da gestire anche per l’economia e la politica germanica, pare decisamente folle. Senza dimenticare che nel passato un progetto simile ha portato ai risultati che conosciamo…. E senza contare che una politica del genere non potrà che asciare ampio spazio, in assenza di una forte rappresentanza della sinistra, alle destre più bieche.
Certo Tsipras, pur cantando legittimamente vittoria, non ha troppi mezzi per cambiare radicalmente la situazione; il potere della finanza e dell’economia (leggi banche) è ancora straordinariamente forte e fa ancora riferimento ad un solido appoggio della classe politica media degli stati dell’Unione. Per dirne una, il presidente del Parlamento europeo Shultz si è dimostrato quel pessimo personaggio descritto in un’infelicissima battuta dal nostro buffone e puttaniere nazionale, Berlusconi. Significa purtroppo che è perfettamente in linea con la sua alleata di governo e che quella che un tempo era la socialdemocrazia che difendeva i diritti dei meno abbienti, ora è davvero messa male. E non solo in Italia; d’altra parte Blair lo aveva già ampiamente dimostrato nel passato.
Comunque sia, Tsipras non ha molti mezzi per poter veramente provocare un cambiamento, ma qualcosa si sta in ogni caso muovendo. E i greci dimostrano nonostante tutto e nonstante i compromessi inevitabili a cui è costretto, di essere con lui. Inutile qui stare a disquisire oltre di ciò che possa o meno ottenere Tsipras dai cravattari che ritengono di essere i creditori del debito greco. Vediamo piuttosto se e cosa si possa fare di concreto per appoggiare il suo tentativo di metterre seriamente in discussione i meccanismi che questi fini pensatori ci propinano come inevitabili e come via di uscita dalla crisi che ci attanaglia ormai da poco meno di un decennio. Basti dire che sono gli stessi che ci hanno fatto sprofondare nella melma e che ci propongono le stesse ricette usate per ridurre intere economie nazionali al disastro.
Ecco, senza entrare in meccanismi tecnici che non sono alla mia portata, proviamo ad immaginare cosa possiamo fare noi, un po’ per essere di supporto al governo greco e molto per capire come si possa cambiare questa nostra politica asfittica. Detto che i “poteri forti” faranno di tutto per dimostrare che non è attraverso la democrazia che si possono cambiare le cose, e questo sarà un alto prezzo da pagare per la Grecia, a noi non rimane che provare a riorganizzarci a mettere insieme finalmente una forza politica sulla falsariga di Syriza o di Podemos senza la quale ogni possibilità di mettere in discussione questo governo di principianti in cerca di vana gloria, sarà puro miraggio. Questa ormai non è più un’opzione, ma scelta inevitabile. È ora che i vari microcosmi in cui la sinistra italiana si è rifugiata rinuncino alla suicida volontà di continuare a tenersi le loro (giuste o sbagliate che siano) prerogative di irrinunciabile identità. I loro ridicoli leader lascino perdere la volontà di poter rappresentare il loro partitino o peggio, di litigare per guidare qualcosa ancora da immaginare e da formare. Un buon passo indietro da parte loro sarebbe solo salutare per tutti.
Il giovine rottamatore non se la sta passando bene, riesce a farsi approvare le sue leggi solo grazie ad un parlamento illegittimo e frutto di una legge elettorale che il nostro vuole addirittura peggiorare. Il suo partito mostra segni di cedimento, ma non pasciamoci ingannare da chi se ne sta andando solo per cercare un po’ di gloria personale. Sarebbe dunque criminale farci trovare per l’ennesima volta impreparati di fronte a nuove elezioni che, visti i cedimenti di Renzi e del PD, potrebbero non essere lontane. Una nuova sinistra deve pensare ad un rinnovamento totale e tutti coloro che fino ad oggi hanno rappresentato un partito o una sua corrente devono cedere il passo. Rimanerci dentro ma non con ruoli da protagonista; lo stesso Vendola che ci comunica il superamento del suo partito in favore di una coalizione più ampia a sinistra, deve lasciar perdere ogni velleità di guidarla.
Non si tratta di un processo facile, nè in termini di organizzazione nè in termini di tempi brevi. Semplicemente è una necessità impellente. In Grecia prima e in Spagna poi ci sono riusciti, certo con situazioni di partenza differenti, ma ciò non può rappresentare un alibi per noi. Forse ciò che sta tentando Landini potrebbe essere la base su cui ragionare; lo dimostra il fatto che nessuno dei partiti se lo sta filando troppo.
Sia come sia, se la Grecia non riceverà un supporto chiaro da parte nostra e della sinistra del sud dell’Europa (Francia compresa), il rischio è che tutti gli sforzi che Syriza sta facendo saranno vani. Siamo in estate, certo, e tutto diventa più difficile, ma perchè non pensare ad una manifestazione, magari europea, a sostegno di Tsipras che dimostri prima in casa nostra e poi ai burocrati del nord che la Grecia non è sola, che sappiamo che ciò che sta succedendo lì, tra non molto succederà da noi e che anche qui troveranno una valida resistenza? Se li lasciamo fare, quelle menti folli ci porteranno dritti dritti nell’abisso da cui difficilmente riusciremo a riemergere per moltissimo tempo. Bisogna dimostrare loro che non siamo come in quella barzelletta in cui tutti erano immersi nella merda fino al collo e quando suonava la sirena di fine ricreazione tutti dovevano sedersi; possiamo, dobbiamo dimostrare che eravamo già seduti e dopo la ricreazione saremo in grado di rialzarci in piedi.

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