Una compagna di lavoro mi ha girato questo appello.
Mi pare una cosa sconcertante, che ci dice quanto si sia abbassata verso lo zero la condizione di chi lavora in Italia. Non è vero che non ci siano state incisive riforme istituzionali: in primo luogo il gigantesco colpo di spugna su tutte le conquiste nel campo del diritto del lavoro che, dalla Costituzione repubblicana in poi, erano state ottenute in mezzo secolo di sacrifici e durissime lotte. Tra un po’ saremo proprio arrivati ad essere come l’America: dove, se non hai l’assicurazione, puoi tranquillamente morire sulla porta di un pronto soccorso (ex) pubblico.
Francamente, in materia giuridica e costituzionale, mi sento sempre più convintamente conservatore.
In cauda venenum: trattandosi dell’Università di Udine – polemicamente mi vien da dire “la famose Universitat dal Friul”… – abbiamo già avuto prova, come cooperatori e cooperatrici sociali, della sensibilità di quell’istituzione, che ad ogni appalto massacra chi ci lavora dentro, affidandone il destino ad bestias. Era di questo che sentivamo la necessità, quando tanti anni fa ci imbarcavamo sulle interminabili tradotte per Trieste?
Ciao
Gian Luigi Bettoli
(firma)