AFRICA IN ARGENTINA. Los Argentinos tambien descendemos de esos barcos. UN DOCUMENTARIO DI MILENA ANNECCHIARICO
26 Gennaio 2014
2014 in Colombia, un anno breve e tumultuoso
16 Febbraio 2014

La nuova legge truffa

Giro alcune considerazioni sulla “nuova” Legge elettorale; la memoria collettiva corre ad altri tempi ed altre situazioni ma le analogie non mancano.
La legge truffa del 1953 aveva solo il premio di maggioranza (coalizione altre il 50%), la legge truffa Renzi-Berlusconi oltre al premio di maggioranza (colaizione al 37 %), ha anche tre sbarramenti, quindi è QUATTRO VOLTE TRUFFA!

Cordialmente, Gianfranco Cozzi

 

LEGGE TRUFFA DEL 1953

Alcuni punti salienti di quella vicenda di 60 anni fa che, purtroppo, torna attuale, tratti da internet, dedicati ai vecchi smemorati ed ai troppo giovani per conoscerla

la legge del 1953 introduceva il criterio maggioritario: il partito (o la coalizione) che avesse ottenuto almeno il 50% più 1 dei voti validi avrebbe avuto il 64,5% dei seggi, ovvero un premio di circa il 14,5%.

Voluta dal governo di Alcide De Gasperi, venne proposta al Parlamento dal ministro dell’Interno Mario Scelba e fu approvata solo con i voti della maggioranza, nonostante i forti dissensi manifestati dalle altre formazioni politiche di destra e sinistra.Vi furono grandi proteste contro la legge, sia per la procedura di approvazione che per il suo merito.

Il passaggio parlamentare della legge vide un lungo dibattito alla Camera, ma una lettura fulminea al Senato, i cui presidenti Paratore e Gasparotto in sequenza si dimisero quando capirono che la maggioranza aveva intenzione di forzare la mano per ottenere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale in tempo per svolgere le elezioni in primavera con la nuova legge. Il nuovo Presidente della Camera alta, Meuccio Ruini, approfittò della sospensione domenicale dei lavori per la domenica delle Palme del 1953 per riaprire la seduta e votare l’articolo unico della legge: ne scaturì un tumulto d’aula, che secondo Roberto Lucifero produsse l’uscita dall’aula del segretario generale Domenico Galante alla testa dei funzionari parlamentari[2]. Il gruppo del PCI contestò la regolarità della seduta, preannunciando che non avrebbe mai votato a favore del processo verbale di quella seduta: non ve ne fu bisogno, perché il giorno dopo il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi firmò il decreto di scioglimento delle Camere ed il Senato si riconvocò solo nella nuova legislatura. In ogni caso, quel processo verbale non fu mai approvato.

Numerose furono le manifestazioni organizzate da PCI e PSI contro questa decisione e a Roma una dimostrazione fu dispersa dalla celere. Il 20 gennaio la CIGL proclamò uno sciopero generale e in piazza la polizia fu costretta ad intervenire con gli idranti per evitare il precipitare della situazione. In uno di questi scontri rimase contuso fra gli altri anche il deputato comunista e direttore de “l’Unità” Pietro Ingrao. Numerosi furono gli arresti.

Il PCI e il PSI si gettarono a corpo morto nella mobilitazione contro la legge, accusarono De Gasperi di aver attuato un colpo di Stato e di voler instaurare una dittatura ottenendo, attraverso il premio maggioritario, il controllo assoluto del Parlamento. Il rischio di tornare al ventennio fascista, secondo l’opposizione, era reale e imminente, perciò occorreva una fortissima mobilitazione contro il governo e contro la DC. La sinistra evocò lo spettro della legge Acerbo, quella che nelle elezioni del 1924 aveva consentito al Partito Fascista di vincere le elezioni, utilizzando anche la violenza e le intimidazioni in aggiunta al rilevante premio di maggioranza che quella norma consentiva (2/3 dei seggi al partito che raggiungeva il 25% dei suffragi). Così, la campagna elettorale del 1953 fu assai dura e i toni che vi si impiegarono furono da guerra civile: il PCI paventò il rischio della dittatura, la DC quello dell’anarchia

Alla fine, alle ore 15.55 del 29 marzo 1953, dopo interminabili battaglie parlamentari e dopo una seduta di 77 ore e 50 minuti, la legge venne approvata anche dal senato. Ottenne ben 174 voti favorevoli e solo 3 astenuti. Infatti l’opposizione al momento del voto abbandonò l’aula, criticando anche qui la procedura utilizzata. Poco prima del voto finale scoppiarono anche violentissimi incidenti, nel corso del quale il ministro Randolfo Pacciardi rimase leggermente ferito, mentre il ministro Ugo la Malfa fu schiaffeggiato dal senatore Emilio Lussu.Quel giorno anche la CGIL fece la sua parte e proclamò uno sciopero generale.

   . Ma le cose andarono diversamente: alle elezioni del 7-8 giugno la DC, alleata con il PSDI, il PRI, il PLI, il Partito sardo d’Azione e la Sudtiroler Volkspartei ottenne il 49,8% dei voti; la sola DC perse quasi il 9% dei suffragi rispetto al 1948; il PCI e il PSI aumentarono i loro voti portando in Parlamento 35 deputati in più rispetto al 1948; ma aumentarono anche i suffragi delle forze di estrema destra, i monarchici e il MSI. Nel complesso furono le forze moderate di centro e centro-sinistra ad uscire sconfitte.

Unità Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiunsero l’1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 si constata una riduzione dei voti verso i partiti che avevano voluto e approvato la legge: la DC perse l’8,4%; i repubblicani arretrarono dello 0,86%, più di 200.000 voti; perdendo circa 34.000 voti il Partito Sardo d’Azione dimezzò il suo consenso, anche liberali e socialdemocratici dovettero registrare perdite. Il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano aumentarono i consensi ottenendo 35 seggi in più; il Partito Nazionale Monarchico aumentò da 14 a 40 deputati e il Movimento Sociale Italiano aumentò da 6 a 29 deputati.

Il 31 luglio dell’anno successivo la legge fu abrogata.

Dall’intervento diTogliatti sulla legge truffa

“Il principio per cui noi siamo rappresentanti di tutto il paese nella misura in cui la Camera è specchio della nazione. Dello specchio, veramente, si può dire che ogni parte, anche piccolissima, di esso, è eguale al tutto, perché egualmente rispecchia il tutto che gli sta di fronte. Qualora il principio venga abbandonato, è distrutta la base dell’ordinamento dello Stato che la nostra Costituzione afferma e sancisce”.

           Chi voglia leggere tutto l’intervento di Palmiro Togliatti, può leggerlo su:

http://www.futuraumanita.it/category/archivio/documenti-nazionali/discorsi/

 

1 Comment

  1. Nome Carlo Danzi ha detto:

    Piccoli truffatori crescono.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.