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King Kong VS Godzilla

Eccoci qua, dunque è fatta. Quel signore buffo a metà via tra Charlie Brown e Shrek è incredibilmente (ma mica tanto) diventato presidente degli USA. Chiariamo subito di chi è il merito di un tale successo: Rita Pavone, che è evidentemente consigliera per l’acconciatura di Donald e per la chirurgia plastica di Melania. Certo che il sorriso stampato e artificiale di Hillary non mi pare meglio del ciuffo di Donald o del botox di sua attuale moglie.

Ma a parte l’indiscusso trionfo dell’operato della nostra connazionale, rimane il fatto che con questo signore ora bisognerà fare i conti. Oddio, prima di tutti gli altri, i conti li dovranno fare i cittadini di quella federazione, quelli che l’hanno votato e quelli che invece non l’hanno fatto. Ma anche noi, abitanti della periferia di quell’impero, avremo necessità di capire cosa significa la presenza di Trump alla casa bianca. Se posso azzardare un’ipotesi, non credo per noi cambierà molto rispetto alla possibilità che fosse stata Hilary ad aver vinto le elezioni.

Vorrei intanto sottolineare che per un Trump che arriva, c’è un Leonard Cohen che se ne va. Non lo so, ma ormai certe coincidenze succedono con una certa frequenza; non è che Donald porti sfiga o che di fronte a certi spettacoli sia meglio uscire dal teatro? D’accordo, chiudiamo subito questa parentesi un po’ assurda.

Vediamo invece com’è che fior di analisti ed espertoni di statistica e politica hanno preso questa incredibile cantonata. E magari com’è che questo signore buffo è riuscito a conquistare la casa bianca. Se analizziamo la cosa alla nostra (europea) prospettiva, direi che questa grande sorpresa non dovrebbe aver senso di esistere. Guardiamoci un po’ attorno e cerchiamo di non chiudere gli occhi; ci accorgiamo o meno di ciò che capita purtroppo così vicino ai nostri patri confini? Vogliamo parlare dell’Ungheria? Della Polonia? Di ciò che con ogni probabilità capiterà in Austria? Oppure in Francia, ma generalmente in tutta l’Europa, compresi i paesi fino ad oggi simboli della (social) democrazia europea? Lasciamo perdere la Turchia (oppure, perchè no, Israele con il suo governo pieno di fanatici integralisti) che ancora Europa non è, ma dove, nel quasi assoluto silenzio, succede molto di peggio di quanto potrà fare Trump, ma a me sembra che il clima che ha portato alla presidenza Usa quel soggetto sia piuttosto diffuso e condiviso anche all’interno del nostro continente.

Non sarà che il nostro sistema, il modo di vivere che molti sono così convinti essere il migliore possibile, abbia evidenti e pericolosissime falle che non possono che annunciare un prossimo naufragio? Sarà mica che a forza di consegnare la nostra sorte nelle mani di chi ha come solo obiettivo l’aumento del pil (senza curarsi della sua equa distribuzione) o la crescita delle rendite finanziarie (a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo) stracciando nel frattempo l’ingombro dello stato sociale, sia una cazzata? Che la gente che grazie a un secolo di lotte e di relative conquiste, si era abituata ad un sistema un po’ meno ingiusto ed ora vede questo equilibrio su cui poteva almeno reggersi in piedi, sgretolarsi e trascinare nella sua caduta chi aveva imparato a camminare decentemente?

Non occorre essere dei geni o degli acuti osservatori per capire da dove sono arrivati i voti che hanno permesso a quel tipaccio di arrivare così in alto. A parte i soliti fan del partito repubblicano, i voti decisivi sono venuti da quegli stati in cui l’economia è crollata lasciandosi dietro un’enormità di gigantesche fabbriche arrugginite, di infinite distese di campi che ormai non vale più la pena coltivare se non a prezzo da fame e di un enorme numero di disperati che tirano a campare alla meno peggio. Da parte di chi nulla a che fare ha con i grandi gruppi bancari o finanziari che governano mica solo gli Usa, ma ormai praticamente tutto il pianeta. Da parte di chi pensa che il vero problema sia rappresentato dai lavoratori stranieri che “rubano i nostri posti di lavoro”. Pensate che queste stesse frasi le sentivo in Sudan a proposito della comunità di eritrei, piuttosto numerosa da quelle parti. Da parte di chi ha visto nella Clinton (perchè mai non Rodham, non si capisce. O forse sì) il rappresentante proprio di quella infinitesimamente piccola comunità di persone, ma portatrice e proprietaria di altrettanto infiniti interessi personali. Naturalmente senza accorgersi, ma capiterà presto che ciò succederà, che il “pel di carota” yankee quegli stessi interessi difenderà, perchè quelli sono i suoi veri interessi. Ma colpevolizzare coloro che, grazie alla profonda ignoranza in cui ci si sta abituando a vivere, hanno dato il voto a Trump piuttosto che alla Clinton, mi pare davvero ingeneroso.

E poi, perchè mai avrebbero dovuto votare per lei? Perchè questa è la vera domanda. Come sarebbe interessante cercare risposta ad un’altra questione: ma questi cazzi di analisti e grandi giornalisti, non sarebbe meglio cambiassero mestiere invece che pretendere di convincerci che una Clinton avrebbe davvero fatto vivere meglio tutti quelli che hanno invece votato per Trump? Ma proprio noi italiani dovremmo sorprenderci di questo orrendo spettacolo? Ahhhh, la memoria……

Bruno Tassan Viol

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