Primo report di Bruno Viol dal Sud Sudan
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Brevi di cronaca.
4 Febbraio 2014

In missione per conto di chi?

Come tutti sanno, o piu’ probabilmente no, Jonglei State rappresenta la regione del Sud Sudan maggiormente afflitta dai recenti disordini che tanto trambusto hanno portato e che di fatto hanno diviso il Paese in due. Se volessimo vederla come la si descrive no rmalmente, si potrebbe dire che la divisione e’ stabilita su base etnica, Nuer da una parte (ribelli) e Dinka dall’altra (governativi); se poi volessimo dare un’occhiata maliziosa a dove stanno i pozzi petroliferi piu’ imporanti, si scoprirebbe che coincidono con la divisione su base etnica e proprio con Jonglei e Unit che, a parte Abyei (ancora da spartirsi, ma stavolta tra nord e sud Sudan nonostante un recente referendum) sono appunto le aree piu’ ricche del prezioso fluido nero. A volte la vita e’ davvero strana e riserva sorprese che uno mai si immagina. Se non ci si sofferma un momento.

Il rischio di perdersi in queste faccende e’ notevole, ma non pare casuale il fatto che se il sud ha il petrolio, il nord ha sbocchi a mare ed e’ attraversato praticamente da tutta la pipeline (sarebbe oleodotto, ma qui l’inglese regna) che poi arriva, proprio sul Mar Rosso a Port Sudan e alla raffineria. Uno dice, ma se io ho la material pirma e tu riesci a trasportarla e lavorarla, perche’ cazzo non ci mettiamo d’accordo? E qui sta il bello. Qualche decina di anni fa, cosi’ si racconta, alcune delle famose sette sorelle avevano messo gli occhi e qualche investimento sul potenziale business e gia’ si stavano facendo quattro conti. Poi, l’allora governo aveva deciso che preferiva fare affari con Pechino sempre piu’ assetata di energia e maggiormente disposta a concedere, oltre alle mazzette, anche qualche infrastruttura sbattendosene allegramente, ma senza falsi pudori, dei diritti umani . Sapete come funziona negli Stati Uniti, se gli si fanno girare le palle, quelli estraggono la pistola, e bum.

Cosi’ si sono riscoperte le rivalita’ tra due culture effettivamente piuttosto divergenti, quella araba e quella piu’ tipicamente afro, tra convinzioni religiose contrastanti ed entrambe in cerca di spazio, tra clan, tribu’ entie e sticazzi. Insomma, i motivi per comincire a sparacchiarsi addosso c’erano tutti e dunque le danze sono presto cominciate, fino ad arrivare alla separazione prima di fatto, nel 2005, e poi sancita dall’indipendenza del Sud nel 2011. Punto e fermiamoci qui. Perche’ tutti sti preamboli? Boh, forse solo per dire che anche stavolta, affiorano alcuni dubbi su chi in realta’ possa avere qualche tornaconto sul casino che si sta facendo. Che l’occidente (i soliti noti) abbia interessi non solo economici da queste parti, appare evidente, basta guardarsi attorno per scoprire che Ethiopia, Uganda, Kenia e un po’ piu’ giu’ Rwanda per poi finire a Gibuti, creano una macroregione (mica come Friuli, Carinzia e Slovenia o quell ache doveva essere la coalizione delle Regioni  del “Verdi” del nord)sotto tutela degli USA e in grado di tenere sotto controllo buona parte dell’Africa e dei lucrosi traffici che attraversano il Mar Rosso e arrivano al Mediterraneo. Perche’ cazzo pensiamo che la Sicilia stia diventando la piu’ grande base degli Stati Uniti forse del mondo? Perche’ oltre al Mediterraneo c’e’ il Medio Oriente, il Golfo Persico, l’Iran e tutti gli immensi traffici che passano per il mar Rosso e il Canle di Suez, ma per ora fermiamoci qui. Non prima di aver citato la lotta alla “pirateria” a cui con spensieratezza partecipa anche l’Italia.

Torniamo un attimo indietro prima di insabbiarci definitivamente. Io mi sbagliero’, ma i cosiddetti ribelli sembrano piuttosto ben armati, va bene che a quanto pare parte dell’esercito regolare ha fatto il salto della quaglia, ma carri armati e artiglieria nonsi trovano proprio dietro l’angolo. Che ci sia qualcuno che facendo lo gnorri passa qualche regalo? Che c’entri il fatto che da anni esiste un progetto per un oleodotto alternative che taglierebbe completamente fuori il Nord e ariverebbe in Kenia? Che il Nord perde cosi’ buona parte delle sue entrate e anche i cinesi a volte perdano la pazienza? Che il Sud Sudan e’ uno dei Paesi dove arrivano piu’ soldi sotto forma di aiuti umanitari, posa essere davvero un caso? Puo’ anche essere che gli Yankees abbiano raggiunto una loro indipendenza energetica (francamente mi convicono di piu’ quando affermano di aver vinto la guerra in Irak) attraverso il sistema criminale del Fraking.  Rimane il fatto che anche fosse cosi’, fare un dispettino ai loro concorrenti a livello mondiale rientra nelle loro esigenze stategiche. Insomma, per ora  ci si continua a legnare enon pare ci siano sbocchi seri alla crisi.

Perche’ poi sia arrivato a questo punto mentre volevo parlare di tutt’altro, non mi e’ chiaro; e se non e’ chiaro a me, non so davvero a chi possa esserlo. Veramente, ero partito per dire che oggi sono arrivato a Pibor, nello Jonglei, regione in cui in teoria avrei dovuto lavorare, per una seconda “missione esplorativa” in compagnia della mitica Maria Goretty (notare la finezza della Y) e per vedere di capire cosa si possa fare da queste parti in seguito ai recenti casini. Ma Maria Goretty, che detto tra le righe, e per fortuna, non ci avrebbe pensato neppure un nanosecondo a sacrificare la sua vita in cambio del mantenimento della verginita’, e’ personaggio di spessore ( e se non e’ spessore portarsi dietro un  quintale buono schacciato versoil basso..) meritevole di spazio autonomo. E’ anche attraverso questi personaggi che si prova ad imparare qualcosa del posto in cui si sta. Magari quel poco, ma estremamente necessario a non essere solo e meramente un Awagia  (uomo bianco). Dunque, magari vedremo di riparare con la prossima.

Bruno Tassan Viol

 

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