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I pensieri di Bruno
26 Maggio 2014

Bor (il nome della citta’ in cui sto) e Borco (il cane che ci tiene compagnia) mondo.

Visto che sto qui e recentemente proprio in questo campo c’e’ stata una piccola strage, cerco di capire un po’ perche’ questi continuano a darsi sonore botte.

Statemi bene.

Bruno Viol

 

Bor (il nome della citta’ in cui sto) e Borco (il cane che ci tiene compagnia) mondo.

 

Tutto il mondo e’ paese, si suol dire. E infatti succede che puoi stare in qualsiasi Paese di ‘sto mondo e che ti fottano allo stesso modo. Nella nostra vecchia Europa ci stanno fregando tutti i diritti che decenni di fatiche e di lotte avevano consentito di conquistare e che pochi anni di imbecillita’ hanno fatto in modo di perdere. Vaglielo a spiegare a quelli che con il famoso ombrello di Altan nel culo stanno cercando solo il modo per aprirlo, l’ombrello, in modo da sistemarselo per bene e in modo irreversibile. Forse solo perche’ pensano che l’ombrello ce l’abbiano in quell posto solo gli altri; a loro ovviamente mai potrebbe succedere. Un po’ come quando il cane impazzisce cercando di mordersi la coda, senza accorgersi che la coda e’ sua. Staremo a vedere e non per poi poter ridere, non c’e’ un cazzo da ridere, ma solo perche’ e’ solo questione di tempo; prima o poi si dovra’ prendere atto che quell’ombrello sta per aprirsi proprio anche nel nostro di culo.

Detto cio’, le dinamiche cambiano ovviamente da luogo a luogo, ma il famoso ombrello entra e si apre ovunque, a qualsiasi latitudine, che piova o che ci sia il sole. Qui, per dirne una, ci hanno messo 25 anni di Guerra civile per conquistare un’indipendenza che puo’ far bene a tutti fuorche’ a chi quella guerra l’ha combattuta convinto che fosse per una buona causa, perlomeno per una propria causa, e che alla fine qualcosa di buono avrebbe portato. Fin da subito si e’ capito che era stata una fregatura, che qualcosa non funzionava, che chi era rimasto a bocca asciutta aveva le balle girate e procurava casini, morti e distruzioni, tanto quanto la precedente guerra. Insomma, la guerra era finita ma allo stesso tempo ricominciava. Un vero rebus che, senza aver capito il reale motivo per cui si era scannati prima, non poteva essere risolto. Vediamo dunque di schiarirci le idee e di capire cosa sta dietro a tutto questo macello. Abiamo gia’ detto che il Sud Sudan e’ potenzialmente il terzo produttore di greggio del continente africano, e scusate se e’ poco, e che questa e’ in qualche modo la ragione principale che viene addotta come causa scatenante del conflitto.

C’e’ anche una teoria che ormai viene discussa da parecchio tempo e a cui pochi concedono il risalto e la vera importanza che meriterebbe. Le guerre del futuro prossimo non saranno combattute piu’ solo per il petrolio, ma principalmente per l’acqua. E’ stato calcolato con una certa esattezza che da qui a pochi anni la disponibilita’ di acqua e il suo accesso, sara’ sempre piu’ scarsa; cio’ significa che chi e’ gia’ assetato ora, non potra’ certo vedere soddisfatta la propria basilare esigenza di questo elemento, non solo potersi dissetare, ma nemmeno per dar da bere agli animali o per potere irrigare le coltivazioni. Singifica che da qui a poco piu’ di tre miliardi di persone non potranno accedere all’acqua e moriranno, a scelta, di sete o di fame. Niente male, vero? Naturalmente tutto cio’ viene spacciato per sviluppo, ben si intenda. Come sviluppo e’ sottoporre il controllo dell’acqua al magico mercato che tanto ha fatto fino ad oggi per rendere la vita della gente piu’ agevole e comoda. Almeno secondo gli squinternati economisti in gran voga in questo periodo e i politici che se ne fottono della scelta di 27 milioni di persone solo in Italia, per dirne un’altra. Tutto sto pippone solo per dire che in questo sfigato nuovo Paese passa uno dei fiumi piu’ importanti del pianeta, un fiume che ha fatto la nostra storia e che ha contribuito in modo determinante alla nascita e alla cresita delle civilta’ piu’ importanti della terra e che stanno alla base della nostra stessa natura. Il 26% delle acque del Nilo provengono dal Sud Sudan, non solo, ma una bella fetta di questo Stato e’ coperto da un enorme acquitrino, una specie di palude grande quasi quanto il nord Italia. Un enorme ecosistema che regola la piovosita’ e la fertilita’ di tutta l’area dell’est Africa. Mica balle!

Per avere le idee un attimo piu’ chiare sarebbe necessario aver sotto mano una mappa della zona, si scoprirebbe che da una citta’ che si chiama Bor ad un’altra che si chiama Malakal, il Nilo si perde in questo enorme terreno paludoso in cui a causa del calore, che qui certo non manca, evapora in quantita’ di qualche miliardo di m3 all’anno e curva a sinistra (almeno il Nilo lo fa…) per poi da Malakal in avanti riprendere la sua forma naturale e proseguire verso l’assetato nord. A questo punto bisognerebbe anche far riferimento ad un accordo internazionale, eredita’ dell’ex impero britannico e poi rivisto in tempi piu’ recenti, che prevede che l’Egitto e parzialmente il Sudan (quando ancora era unito) abbiano un diritto di sfruttamento delle acque del fiume pari a circa l’85% del potenziale del Nilo. Ogni decisione che potrebbe essere presa a monte di questi due Paesi deve essere approvata dagli stessi. Possiamo immaginare che, per esempio, ad un Paese come l’Etiopia che soffre perennemente la siccita’ e che possiede circa la meta’ delle acque del fiume possano girare le ostie di fronte ad un ricatto del genere. Mica soloall’Etiopia, sia chiaro, ma anche a Rwanda, Burundi, Uganda per esempio. Gia’ i progetti delle grandi dighe costruite (qui si potrebbe aprire un capitolo a parte sul ruolo delle imprese Italiane che le hano realizzate e inaugurate due, tre volte) proprio in Etiopia, hanno porvocato parecchi dissapori tra I vari attori dell’area. Gli Stati Uniti che sono I principali sponsor di quasi tutti questi Stati si trovano un attimo in difficolta’ a tenere tutti i loro ragazzi al loro posto e infatti ne stanno perdendo il controllo con tutte le conseguenza che cio’ potrebbe prevedere. Infatti l’Uganda partecipa attivamente all’attuale guerra in Sud Sudan con tanto di esercito schierato al fianco di una delle due fazioni.

Ma torniamo per un attimo a questo grande acquitrino, che visto dall’alto dell’aereo o dell’elicottero e’ uno spettacolo esaltante, per raccontare che da circa una settantina di anni c’e’ un progetto che prevede di construire un canale per convogliare le acque cosi’ inutilmente (per le logiche di mercato) sprecate in evaporazione proprio da Bor a Malakal. Ora, sara’ pure un caso, ma si combatte piu’ per il controllo di queste due citta’ che per I campi petroliferi (che poi sono sempre piu’ o meno in zona) e i peggiori effetti della Guerra si sono concentrati proprio da queste parti e si continua a combattere sempre principalmente qui. Provaimo ora ad immaginare gli effetti che il canale (gia’ realizzato per il suoi due terzi e poi sabotato proprio all’inizio della guerra civile nei primi anni ottanta) potrebbe provocare da queste parti. L’evaporazione non ci sarebbe piu’, almeno in queste dimensioni. Le precipitazioni si ridurrebbero drasticamente, ma in compenso si creerebbero enormi territori coltivabili e fertili (questo e’ cio’ che sostengono i soliti soloni dell’FMI; evidentemente l’esperienza non insegna). Almeno per qualche anno, finche’ la siccita’ provocata dalla mancanza di precipitazioni renderebbe gli stessi terreni semidesertici e di fatto incoltivabili. Tutto cio’ senza neppure accennare al disastro ambientale per la scomparsa di un ecosistema unico. Per verificare che non racconto balle, basterebbe prendere ad esempio lo scempio fatto con ill ago Aral attualemnte praticamente prosciugato e gli effetti devastanti sul territorio limitrofo.

In compenso gli Stati del nord quali Egitto e Sudan (ancora parzialmente) ne trarrebbero benefici notevoli. Non solo, ma esiste gia’ un canale nella zona del delta del Nilo che porta l’acqua nel deserto del Sinai per irrigare le coltivazioni intensive che fanno fare ottimi affari a quei quattro latifondisti egiziani che controllano territorio e produzione. In piu, lo stesso canale e’ arrivato a circa 40 km da Israele, molto interessato ad irrigare le aree del Negev, essendo frutto degli accordi di pace firmati a suo tempo da Sadat enon portato a termine solo per la cocciutaggine di Begin che non ha volute saperne di contrattare il futuro di Gerusalemme.

Insomma, nessuno capisce perche’ da queste parti le due principali tribu’ che compongono questo mosaico di etnie che e’ il Sud Sudan si stanno scannando alla grande tra di loro, ma forse una risposta esiste, o forse piu’ probabilmente tutto quanto raccontato qui sopra e’ frutto del delirio di un cervello affaticato dal sole che qui picchia come un martello. Sara’… ma forse la guerra per l’acqua e’ gia’ cominciata da un pezzo e nessuno se ne e’ accorto.

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