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Scolastique Mukasonga

Propongo una nota sulla scrittrice ruandese Scholastique Mukusoka.

Non è tanto una critica letteraria, non ne sono in grado, ma l’occasione di presentare una scrittrice che con un’ottima scrittura racconta il genocidio del popolo Tutsi in Ruanda. Ed innanzitutto ribadire il concetto affermato lo scorso gennaio da Moni Ovadia che La Giornata della Memoria deve diventare Giornata delle Memorie.

Tutti i genocidi avvenuti durante il secolo breve vanno ricordati: l’ olocausto del popolo ebraico, i genocidi degli armeni, di tutsi e di oltre un milione di comunisti in Indonesia. Ricordare perché altri genocidi non avvengano.

Francesco Cecchini

 

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SCHOLASTIQUE MUKASONGA, UNA SCRITTRICE CHE RACCONTA IL  RUANDA ED IL GENOCIDIO CHE AVVENNE.

 

 

Scholastique Mukasonga, ruandese, tutsi che scrive in francese ha appena pubblicato per Gallimard, Collana Continents Noirs, una raccolta di racconti, Ce que murmurent les collines.

 

In molte sue opere racconta il Ruanda che ha portato al genocidio ed il genocidio stesso. Senza odio di chi non dimentica e forse non perdona, ma vuole superare la tragedia.

Nel suo racconto  Le Deuil nella raccolta L’Iguifou, così scrive :

“Ce n’est pas sur les tombes ou près des ossements ou dans les latrines, que tu retrouveras tes Morts. Ce n’est pas là qu’ils t’attendent, ils sont en toi. Ils ne survivent qu’en toi… La mort des nôtres, et nous n’y pouvons rien, nous à nourris, non pas de haine, non pas de rancœur, mais d’une énergie que rien ne pourra briser… Maintenant, dit le gardien des morts, de quoi aurais-tu peur?”

” Non è sulle tombe o vicino ai cumuli d’ ossa o nelle latrine, che  ritroverai i tuoi morti. Loro non sopravvivono che in te..La morte dei nostri, e noi non possiamo nulla, ci ha nutrito, non d’odio, non di rancore, ma di una energia che niente potrà spezzare…Ora, dice il guardiano dei morti, di cosa potrai aver paura?”

L’ ultimo suo lavoro Ce que murmurent le collines, è in armonia con il suo essere scrittrice, ruandese ed africana.

 «La Maritza, c’est ma rivière… » a chanté Sylvie Vartan. Moi qui n’oserai pas chanter, je me contenterai de murmurer : « La Rukarara, c’est ma rivière… » Oui, je suis bien née au bord de la Rukarara, mais je n’en ai aucun souvenir, les souvenirs que j’en ai sont ceux de ma mère et de son inconsolable nostalgie.»

«La Maritza è il mio fiume, ha cantato Sylvie Vartan. Io che non oseri cantare, mi accontenterei di sussurrare il Rukarara è il mio fiume… Si infatti sono nata ai bordi del Rukarara, ma non ho nessun ricordo, i ricordi che ho sono quelli di mia madre e della sua inconsolabile nostalgia. »

Scholastique ha scritto vari libri tutti pubblicati in Francia da Gallimard, nella collana Continents Noires :

Inyenzi ou le cafards, 2006. Scarafaggi era come venivano chiamati i tutsi. Il genocidio che prende avvio dagli sessanta, è raccontato attraverso gli occhi di un giovane tutsi condannato a sopravvivere. La scrittura di Scholastique riesce a raccontare l’odore dei cadaveri macellati dai machete

La Femme au pieds nus, 2008. La donna dai piedi nudi è la madre di Scholastique, Stefania, assassinata durante il genocidio, in aprile del 1994.

L’ Iguifou, 2010. Sono racconti del genocidio. Iguifu o igifu, in ruandese, è il ventre insaziabile che attanaglia i Tutsi in fuga dal massacroi, la fame

Notre dame du Nil, 2012.  La scrittrice narra di cosa accade in un collegio per giovani tutsi a 2500 metri di altezza in cima a Congo-Nil.   È il racconto del preludio al genocidio.

Solo quest’ultimo romanzo, vincitore dei premi Renaudot  e Ahmdou Kourouma, è stato pubblicato in Italia dalla casa editrice 66thand2and, in traduzione dal francese di Stefania Ricciardi.

Come lei stessa afferma è il genocidio che avvenne in Ruanda del popolo tutsi,dal 6 aprile al 19 luglio del 1994  che la fece  diventare scrittrice. Fu una testimone diretta della tragedia ed oltre la madre perse 37 parenti, circa 800.000 furono i tutsi massacrati.

« Scrivere come un modo per dare dignità di una sepultura alle vittime di un genocidio Facendo i conti realmente con i meccanismi che l’hanno reso possibile , senza fermarsi a un MAI PIdebole, ridotto ad uno slogan».

Così ha detto Scholastique lo scorso 29 gennaio a Milano al Centro Pime nella giornata della memoria.

Leggere cosa ha scritto Scholastique aiuta a capire un genocidio ed anche a rafforfare il convincimento che la giornata della memoria, come ha detto Moni Ovadia diventi una giornata delle memorie per ricordare tutti i genocidi avvenuti nel secolo breve e sanguinario, l’olocausto del popolo ebraico, quello degli armeni e dei tutsi, il genocidio di oltre un milione di comunisti avvenuto in Indonsia nel 1995.

 

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