CAPITAL DI THOMAS PIKETTY
21 Maggio 2014
Appello “Noi accusiamo”
30 Luglio 2014

OSSERVAZIONI IN MERITO ALLA RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE

Con la presente nota intendo proporre alcune osservazioni a quelle che risultano essere le linee guida della riforma della sanità regionale in fase di realizzazione, così come apparse sui principali organi di stampa.

Se in linea di principio vi è una condivisione alla volontà dichiarata di riorganizzare i distretti sanitari e le correlative entità amministrative, procedendo ad una riduzione ed una razionalizzazione di distretti, uffici, dirigenze, reparti doppi in unico ospedale, maggiori perplessità vengono da me manifestate in riferimento alla volontà di incidere sensibilmente anche sui servizi offerti all’utenza, con riduzione delle prestazioni erogate dai ‘’piccoli ospedali’’, sino anche ad arrivare ad una chiusura od un contingentamento orario delle attività di pronto soccorso.

Questa, infatti, non può essere prevista solo in base alla valutazione del numero di ricoveri o di accessi al pronto soccorso, dovendosi necessariamente considerare come i piccoli ospedali eroghino anche :

• il servizio di guardia medica notturno, prefestivo e festivo, (svolto in genere da giovani medici anche specializzandi, che pare possano lavorare per oltre 48 ore di seguito, senza strumentazione adeguata, computer, esperienza) servizio comunque supportato da un pronto soccorso;

• le visite ambulatoriali svolte in locali ospedalieri da personale medico ospedaliero che, talvolta, si sposta anche sul territorio, in caso di presenza di ambulatori aziendali;

• piccoli interventi chirurgici quali ernie addominali ed inguinali, fratture, prostate, poliposi uterine, cisti, ascessi, ecc. con degenza limitata ad 1, 2 giorni;

• chirurgia d’ urgenza;

• medicina d’ urgenza cioè primo pronto soccorso erogato in luogo non distante da quello di residenza o da centri turistici anche invernali;

• il prelievo e la refertazione di analisi d’urgenza, di routine e diagnostiche;

• radiologia d’ urgenza, diagnostica e di routine;

• la somministrazione di antidolorifici a malati terminali;

• il servizio di pediatria e pronto soccorso pediatrico, che dovrebbe esser presente 24 h su 24;

• la somministrazione di chemioterapici e distribuzione farmaci salva vita che non possono esser tagliati per ovvie ragioni.

In sintesi erogano tutti i servizi che necessariamente devono essere ‘’di prossimità’’ rispetto all’ubicazione del cittadino.

Inoltre un taglio dei servizi degli ospedali minori non terrebbe sufficientemente conto:

• della reale fruibilità, conseguente, dei servizi da parte dei pazienti; di possibili difficoltà relative al trasporto ed all’ accompagnamento; dei tempi di attesa per erogazione del servizio;

• dei limiti dei servizi accentrati, per esempio per intasamento degli stessi, e per possibile carenza personale;

• dei possibili limiti nel rapporto fra medico di base o specialista ed un erogatore di servizi centralizzato e distante, ove il primo, in presenza di qualche dubbio, non conosce il medico che ha svolto la prestazione né la sua bravura, e potrebbe avere problemi nel reperirlo;

• dei limiti della trasmissione dei dati con il sistema informatico che può andare in tilt, come il computer ricevente, e già ora l’accesso ai dati è lentissimo;

• del fatto che l’ ospedalizzazione, avviene spesso attraverso pronto soccorso;

• del fatto che attualmente ospedali ed R.s.a., contemplano la presenza di parenti e badanti, (sempre meno disponibili per limiti vari), per i servizi non garantiti di fatto dal personale, che non possono seguire il paziente né supportarlo psicologicamente con continuità se ricoverato a molti chilometri da casa anche per motivi di spesa e tempo.

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Più nel dettaglio:

1) Sul servizio di pronto soccorso o di urgenza.

E’ chiaro che, visto il bacino d’ utenza, il pronto soccorso di Cividale ha meno accessi di quello di Udine ma questa tipologia di analisi, basata meramente sul numero accessi, non tiene conto del bacino territoriale di utenza e delle percorrenze e distanze dal centro erogatore dei servizi sanitari d’ urgenza.

Inoltre l’accesso ai pronto soccorso nei festivi e pre – festivi potrebbe aumentare sia per mancanza dei medici di base, sia a causa di coloro che praticano sport invernali od estivi anche in territorio montano, e per possibile crescita nel numero degli incidenti stradali, pure per l’elevato numero di automezzi circolanti sulle strade, con tempi di percorrenza verso una sede centralizzata di pronto soccorso dilatati da incolonnamenti ed altri problemi legati alla viabilità.

Un altro limite è dato dal triage infermieristico d’accoglienza e prima valutazione in pronto soccorso, mentre sarebbe opportuno che questa delicata fase di valutazione dell’urgenza fosse attribuita ad un medico.

Ogni pronto soccorso dovrebbe esser supportato da un ambulatorio con un medico per i casi non gravi, per i codici bianchi. ________________________________________________________________________________

2) Patologie dell ‘anziano fra acuto e cronico .

Io ritengo, ora come ora, che le patologie dell’anziano, che tendono ad essere croniche, non possano essere curate che nelle sedi ospedaliere.

Sotto tale profilo si evidenzia come:

• attualmente non paiono sussistere, in molti casi, alternative all’accesso alle strutture ospedaliere, almeno fintanto che non troverà esecuzione un’ effettiva riforma anche della medicina di base per ora non idonea a fornire alcuna funzione suppletiva per le forti criticità che già incontra di per sé, anche legate a quanto previsto dall’ Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale ai sensi dell’art. 8 del d.lgs. n. 502 del 1992 e successive modificazioni ed integrazioni (orari di disponibilità dei medici, numero elevato di pazienti per medico, ecc.);

• l’anziano, su un sub – strato di patologie degenerative, anche ben poco curabili e legate all’ età, può presentare anche fatti acuti come fratture, infezioni, blocchi intestinali, problemi derivanti da assunzioni di farmaci, colpi di calore, disidratazione, sbalzi pressori e problematiche cardiocircolatorie che sono variabilmente gestiti in proprio o da parenti con ricorso al medico di base o, spesso, dai pronto soccorso, con possibile ricovero per cure urgenti.

Cure protratte nel tempo, se non fattibili a domicilio, non possono esser erogate in luogo distante dall’ abitazione dell’ ammalato, anche perché l’ ammalato fa fatica e non può esser sottoposto a trasporti continui, magari con personale che non conosce, a cui non dice le sue necessità, per es. il bisogno di andare in bagno ecc.

Inoltre, per venire incontro alle esigenze dell’utenza, si dovrebbe pensare ad una programmazione del trasporto ed accompagnamento del paziente verso la struttura accentrata, anche vicina, da parte di personale pagato. Infatti non vi sono sul territorio sufficienti giovani che possano accompagnare gli anziani alle cure, trasformandolo in un secondo lavoro gratuito.

 

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3) Altre problematiche.

• Parte dei servizi assistenziali ed altri nella sanità sono gestiti da associazioni private di volontariato, legate al territorio. Dette associazioni, che coprono spesso le lacune della sanità pubblica con grande impegno personale, si basano comunque su personale volontario. In sintesi funzioni delicate quali l’assistenza ai malati terminali, il trasporto casa ospedale di malati ed anziani ( anche fatto da persone a loro volta non più giovani e con mezzi desueti) sono assolte da volontari il cui operato esula dal controllo diretto del servizio socio sanitario ed assistenziale (e che possono diventare, nella sanità, forza contrattuale e gestionale), ma che comunque agiscono su base locale e si reggono sulla prossimità del luogo di assistenza.

• Gli anziani e gli ammalati tendono a stancarsi facilmente, a dimenticare tutta la burocrazia che la sanità ha in essere, a non sopportare possibili lunghe attese ed a sentirsi a disagio in ambienti e situazioni nuovi. Per questi motivi e per altre ragioni, come quella di non voler disturbare un parente per l’accompagnamento, essi possono tendere ad adagiarsi ed a non utilizzare, quando serve, il servizio sanitario. Una sede lontana, sconosciuta, di grandi dimensioni potrebbe favorire comportamenti di questo tipo e una sensazione di spaesamento.

• Per quanto riguarda il ‘’week o day surgery’’ ovvero i ricoveri post operatori per un massimo di 72 ore, se il paziente viene dislocato rispetto al luogo ove è avvenuta l’ operazione, ciò può comportare una serie di problemi quali, per esempio: il trasporto di un soggetto magari a 50 km. di distanza, subito dopo aver subito un’ intervento chirurgico, l’assistenza post- operatoria di medici diversi da quelli del reparto di operazione e senza la presenza dei chirurgo.

Il riconvertire in R.s.a reparti di piccoli ospedali è ugualmente problematico, perché le R.s.a. hanno personale infermieristico proprio ed i pazienti sono affidati ai medici di base, che hanno già molti altri assistiti.

La trasformazione in riabilitativi di piccoli ospedali, poi, potrebbe togliere servizi essenziali a popolazione locale non si sa a vantaggio di chi.

 

Laura Matelda Puppini

1 Comment

  1. Informo i lettori che sul sito della Regione Friuli Venezia Giulia è stato posto oggi online il documento base del disegno di legge di “Riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario Regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria.Laura Matelda Puppini

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