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FOIBE ROSSE A MONTEBELLUNA

FOIBE ROSSE A MONTEBELLUNA.

Francesco Cecchini

 

L’istituzione, il 10 febbraio di ogni anno, di una «giornata della memoria dell’esodo dall’Istria, dall’Istria, da Fiume e dalle coste dalmate» – con la legge 92 del 30 marzo 2004, approvata dalla Camera con il voto favorevole del “centro-sinistra” guidato dagli allora Ds (che nel maggio 2003 avevano presentato una propostadi legge in tal senso, firmatari il segretario Piero Fassino, LucianoViolante e il deputato Alessandro Maran eletto nel Friuli-VeneziaGiulia) – è un oltraggio alla Resistenza.Una “memoria condivisa” che in realtà cancella ogni distinzionestorica e politica fra fascismo e antifascismo. La storia non si può eliminare, né strumentalmente riscrivere a colpi di leggi. Si può anche rinnegare, certo, ma cambiare no.

Montebelluna, Treviso, è un luogo privilegiato, per alcune ragioni (, presenza attiva della FGDV, complicità sostanziale dell’ amministrazione leghista e vuoto d’ iniziativa antifascista), per quel revisionismo che falsifica la Resistenza dei popoli al nazifasismo. Il revisionismo, anche quello locale, si sfoga, innanzitutto, in occasione del 10 febbraio, giorno del ricordo.

2012. Il 10 febbraio l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Comitato provinciale di Treviso) per non dimenticare i giuliani dalmati morti nelle foibe, ha commemorato, con il sostegno dell’amministrazione Lega Nord e FI, coinvolgendo le scolaresche, un genocidio , pubblicamente propagandato in manifesti e volantini, ma in realtà mai avvenuto. Relatore Arrigo Petacco, conduttrice Maria Bortoletto, partecipò il sindaco Marzio Favero che introdusse l’ evento.

 

2013 .Un anno dopo, lo stesso sindaco impedì un convegno organizzato dall’ANPI locale su fascismo, confine orientale e foibe con la partecipazione delle storiche Monica Emmanuelli ed Alessandra Kersevan, mettendo così in pratica un anatema lanciato dagli esuli della ANVGD:

«si eviti di invitare tutti coloro che in un modo o nell’altro potrebbero venire

meno allo spirito commemorativo espresso da relativa legge dello Stato (no

92/2004) e anzi mostrarsi in palese contrasto con essa attraverso tesi vergognosamente negazioniste ed offensive, come purtroppo troppo spesso è accaduto in passato anche in sedi prestigiose».

 

2014. Non conosco cosa abbiano combinato L’ Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia o l’ amministrazione comunale di Montebelluna . Magari qualcuno avrà pensato di organizzare per la cittadinanza montebellunese lo spettacolo

Magazzino 18 di Simone Cristicchi. Revisionismo in musica. Lo spettacolo è però stato rinviato di un anno. Magazzino 18 è stato rappresentato lo scorso 5 febbraio a Paese, propagandato anche a Montebelluna.

 

2015. La Biblioteca comunale e quindi l’ assesorato alla cultura, assessore è Alda Boscaro di Forza Italia, per ricordare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata organizza, sempre il febbraio, una lettura di brani del libro di Frediano Sessi, Vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel ’43, letti dall’ attore Vianello. Significative sono le parole del la presentazione, che si possono leggere nella newsletter della Bibioteca.

Norma Cossetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943. Aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno di lettere e filosofia, all’Università di Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, che dopo il crollo del regime fascista tentano di prendere il potere in Istria non hanno pietà della sua giovinezza e innocenza e, prima di ucciderla, la violentano brutalmente. L’assassinio di Norma Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle donne che furono infoibati o morirono a causa delle torture subite, annegati in mare per mano dei “titini” mostra verso quale orizzonte ci si dirige “quando si ritiene che la verità della vita è lotta, e che non tutti gli esseri umani sono provvisti della medesima dignità”.

Il giorno del ricordo ha oggi un significato preciso: in primo luogo quello di reintegrare nella memoria nazionale la memoria di chi è stato colpito da quelle tragedie. In secondo luogo questa giornata consente agli italiani di riappropriarsi della conoscenza di una storia importante, non solo quella del massacro delle foibe e dell’esodo, ma anche della storia della presenza italiana sull’adriatico orientale che è una parte importante della storia italiana.”

La prima grande ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: inizia un periodo di sbandamento, l’esercito italiano si dissolve.

In Istria e Dalmazia si contrappongono le diverse etnie ed appartenenze ideologiche tra partigiani, slavi, fascisti ma anche italiani civili inermi che, a centinaia, vengono affamati, torturati, massacrati e poi gettati nelle foibe in quanto nemici del popolo.

Il massacro si ripete nella primavera del 1945, quando le truppe di Tito occupano Trieste, Gorizia e l’Istria. Con la conferenza di pace di Parigi nel 1947, le nazioni vincitrici della guerra sanciscono che l’Istria e la Venezia Giulia fino a Gorizia passeranno alla Jugoslavia. Trieste, cinque piccoli comuni e una piccola parte dell’Istria settentrionale, costituiranno un territorio libero sotto la sovranità internazionale. Il trattato di pace trasforma la decisione di singoli in un vero esodo di massa. Centinaia di migliaia di persone si trasformano in esuli.

 

L’ iniziativa è in armonia con quella falsificazione della storia che è il giorno del ricordo. L’ esercito partigiano jugoslavo viene paragonato quello nazi-fascista. Sono nascoste le responsabilità dell’ Italia nel periodo fascista. Si fanno passare le vittime per carnefici ed i liberatori per invasori. La questione delle” foibe viene manipolata. Le vittime processate dai partigiani ( non più di 700 documentate) erano stati per la maggior parte dei carnefici. Le vicende del confine orientale, italo-jugoslavo, vengono artificialmente equiparate alla portata immensa dei crimini fascisti. Viene rimosso il legame con il regime fascista della stragande maggioranea dei prigionieri politici uccisi per rappresaglia; vengono ed addebitati ai partigiani delitti comuni al fine di gonfiare il numero delle vittime e raccontare la favola di una guerra etnica contro gli italiani. Le vicende del confine orientale, italo-jugoslavo, vengono artificiosamente equiparate alla portata immensa dei crimini fascisti.

Anche le motivazioni e i numeri del “famigerato” esodo vengono inventati e strumentalizzati per propagandare una pulizia etnica che non c’è stata. . Decine dI migliaia di italiani continuarono a vivere in Jugoslavia, oltre un migliaio emigrò dall’ Italia. Nulla viene detto dell’ italianizzazione forzata, dei campi di concentramento, della sistematica uccisione dei dissedenti politici, della vera guerra etnica che il regime combattè contro le popolazioni jugoslave e dei territori annessi all’ Italia.

 

È compito degli antifascisti difendere la memoria della lotta partigiana, oggi minacciata dal revisionismo e del tentativo di equiparazione con il fascismo, e diffonderla, innanzitutto tra i giovani. Innanzitutto consiglio questi due libri: “Il caso Norma Cossetto” di Claudia Cernigoi (che si può scaricare anche da internet) e “Da Sanremo alle foibe” curato dalla storica Alessandra Kersevan (Kappavu edizioni). Due lavori che contestano la falsificazione della storia che iniziative come quella di Montebelluna contribuiscono a diffondere.

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