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Decrescita ed Africa

ALCUNE BREVI CONSIDERAZIONI SULLA DECRESCITA E SULL’ AFRICA.

Serge Latouche e la décroissance.

 

C’è uno spettro che si aggira qua e là in Europa ed il suo nome è decrescita. Il gurù di questo spettro/brand è Serge Latouche, che definisce la sua decrescita, serena per distinguerla da quella felice o da altre di concorrenti. Latouche, che parla italiano, come lo può un francese, gira in lungo ed in largo la nostra penisola da Reggio Calabria a Brescia da Torino a Venezia creando attenzione, gruppi d’ascolto e dibattito, ma non, per il momento almeno, un vero movimento per la decrescita soave. Esiste invece un Movimento per la decrescita felice di Maurizio Pallante, un concorrente di Serge Latouche ex preside di liceo ed amico di Grillo, almeno lo era. Che io sappia non esiste nessun movimento per la decrescita soave a meno che non si voglia fondarlo da qualche parte. In Francia, culla della decrescita, il dibattito è stato, ed ancora lo è, più vivace. Ne hanno parlano in molti, dal Partito Comunista Francese, al Nouveau Parti Anticapitaliste di Olivier Besançon ad Attac, il cui Comité Scientifique ha dedicato al concetto analisi profonde di critica. Ne ha parlao anche Melanchon, che ha invitato i suoi a non snobbare la décroinnance, ma di prenderla in considerazione come occasione per approfondire alcuni temi. L’ultima volta che ho passeggiato per Parigi molti monumenti e muri avevano graffiti con la parola decroissance. In Italia non ne ho visto nessuno e tantomeno in Africa.

Serge Latouche nel suo libro, “Per un’abbondanza frugale” (Bollati Boringhieri) in un passaggio dice che se tutti consumassimo come gli abitanti del Burkina Faso “ci sarebbe ancora un ampio margine di manovra”. E “si potrebbe arrivare fino a 23 miliardi”, di abitanti Se si parlasse ad un africano della necessità di decrescere potremmo aspettarci una reazione violenta. Stessa reazione, probabilmente, l’avremmo in Italia, da parte di operai Fiat o Elttrolux, di altri lavoratori, di precari ,di disoccupati e studenti. Comunque l’ Africa, e probabilmente il mondo, non ha bisogno di Latouche e Co .In Africa è ancora attuale l’ insegnamento di Thomas Sankara che ha indicato un modello sociale ed economico alternativo è stato Thomas Sankara, assassinato molti anni fa. Non il solo, purtroppo, tutti quelli che hanno lottato per l’indipendenza politica ed economica contro il debito ad eccezione di Nelson Mandela sono stati uccisi: Patrice Lumumba , Noel Isidore, Ken Saro Wiwa ed altri.

I suoi obiettivi erano al tempo stesso semplici ed immensi, l’assistenza sanitaria gratuita , l’ alfabetizzazione ed istruzione per tutti, la lotta contro la desertificazione , la diffusione dello sport, la “ battaglia per la ferrovia”, l’informazione partecipata ed innanzitutto il rifiuto di programmi di sviluppo capestro e di pagare il debito esterno.

I risultati dopo 4 anni di governo furono notevoli ma la pratica rivoluzionaria di Sankara divenne un cattivo esempio per l’Occidente e per i governi africani corrotti tanto da farlo uccidere con la complicità di servizi segreti francesi ed americani.

Un esempio alternativo è l’Eritrea, un’eccezione o quasi nel panorama africano attuale. Dopo l’ indipendenza nel 1994 gli esperti della Banca Mondiale atterrarono ad Asmara per proporre un “ Programma di sviluppo” che fu rifiutato per la definizione e messa in atto di un programma autonomo elaborato da Asmara stessa. Sono stati rifiutati anche finanziamenti dell’ IMF e di alcune ONG. A distanza di tempo si può affermare che la scelta di sottrarsi alle grinfie degli speculatori finanziari internazionali fu sostanzialmente buona. Il paese si sta sviluppando economicamente, con investimenti nel campo minerario, e socialmente con istruzione ed assistenza sanitaria gratuita per tutti. Inoltre l’Eritrea sta anticipando, nel 2014, il raggiungimento, previsto per il 2015, della maggior parte degli obiettivi di sviluppo ONU del Millenium.

 

Francesco Cecchini

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