Anche se sono solo osservazioni personali, non formulate ex cathedra, credo che come cooperatore non possa astenermi.
Non posso astenermi dal prendere posizione, ed a maggior ragione non posso astenermi dal votare domenica.
Le cooperative sono una forma di democrazia economica fondamentale. La mancanza di partecipazione (e di voto) le riduce a fenomeni ambigui, con taluni risultati negativi che abbiamo anche recentemente potuto toccare con mano. Senza democrazia (e senza voto) non si assicura l’intergenerazionalità ed il ricambio dei gruppi dirigenti; senza democrazia (e senza voto) non ci si confronta, non si elabora, non si esaminano i risultati, non si correggono errori e non si intraprendono nuove strade per il futuro. Non è un caso che, nella cooperazione come nelle forme di democrazia diretta autogestionaria, anche gli anarchici – che hanno un’idea nobile e motivata di astensione come negazione dello Stato – votino e talvolta si candidino.
Ed inoltre c’è il senso di responsabilità. Se qualcuno, in una cooperativa, invitasse i lavoratori a non diventare soci, a non partecipare, a non esprimersi (anche votando), tradirebbe la caratteristica fondamentale dell’impresa cooperativa: la democrazia. Trasformando i lavoratori-imprenditori associati in subalterni-sfruttati. Similmente, nella società e nelle istituzioni, il pubblico funzionario non può tradire il suo mandato di operare per l’interesse comune, come fa quando invita ad astenersi (ed opera per boicottare fattivamente una votazione). In buona sostanza, il pubblico funzionario che inviti all’astensione ed operi per farla prevalere tradisce la fiducia delle istituzioni democratiche, diventando qualcos’altro. E’ una forma di tradimento.
Domenica si vota, in uno dei pochi momenti di democrazia diretta permessi dall’ordinamento costituzionale italiano. E si vota su una questione essenziale: se è lecito o no impedire di perforare il territorio nazionale, ed in particolare le sue coste, per estrarne poco petrolio e metano. A rischio, se si continuasse, di inquinare mari chiusi (l’Adriatico e lo Ionio, ma pure il Tirreno) all’interno di un altro mare praticamente sigillato (il Mediterraneo), senza possibilità di ricambio sufficiente a garantire la continuazione della vita biologica in caso di inquinamento. A fronte di tecnologie energetiche ormai sviluppate nei campi del solare, dell’eolico, delle biomasse, del risparmio energetico. E contrastando gli interessi di economia fondamentali, come quella della pesca, dell’agricoltura e del turismo.
Non andare a votare significa tradire gli interessi delle future generazioni, oltre che i nostri. E tradire la democrazia: quella cosa che noi ci impegnamo ogni giorno, come cooperatrici e cooperatori, a far funzionare. Per questo motivo, domenica andrò a votare ed invito ad andare a votare. Ovviamente, SI.
Gian Luigi Bettoli
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VALUTAZIONE DEL REFERENDUM CONTRO LE TRIVELLE.
Circa 16 milioni di votanti contro il governo Renzi al servizio di petrolieri padroni e faccendieri.
Circa il 90% di SI grande risultato nel referendum antitrivelle
Il quorum, impossibile, per varie ragioni, non raggiunto è un fatto secondario.
La lotta e non il voto sulle trivelle come su tutti problemi è l’unica strada vincente. Vedi il caso Ombrina in Abruzzo.
La lotta ha un consenso sempre più esteso e maggioritario tra i lavoratori, i cittadini e il popolo italiano.
Ė possibile unirsi e organizzarsi per rovesciare con tutti i mezzi necessari
il governo Renzi e ogni governo al servizio di petrolieri padroni e faccendieri