La notizia della morte, dell’uccisione, di Lorenzo Orsetti al di là di come uno la pensi non può lasciare indifferenti. Prima di tutto ci fa capire che la guerra contro i loschi figuri che combattono nel nome della loro assurda interpretazione del corano è ancora lungi dal dirsi risolta e che in un modo o nell’altro dovremo ancora a lungo fare i conti con ciò che rimane (o meglio si evolve) dell’ Isis.
“Battaglia decisiva per eliminare le ultime disperate resistenze dei fanatici seguaci di Al Baghdadi”, così titolano i giornali che improvvisamente si sono risvegliati e accorti che in Siria la guerra è ancora abbondantemente in corso. Nella regione del NES c’è un andarivieni continuo di giornalisti, cameramen e addetti ai lavori. Persino le grandi firme delle testate più in auge si vedono da queste parti. Che poi scrivano con un minimo di conoscenza rispetto a quanto succede attorno a loro è discorso diverso. C’è da dire che spesso si muovono in carovana e la loro libertà è in qualche modo vigilata. Certo, esiste una questione di sicurezza, ma si tratta anche di una ragione di scelta, e questo fa la differenza tra quanto scrivono e ciò che accade nelle realtà.
Tornando però su Lorenzo Orsetti, è chiaro che un morto italiano su un campo di battaglia come il Nord Est Siriano non può passare inosservato. Ciò che piuttosto fa specie, è la modalità con cui si tratta questa scomparsa. Finalmente si parla di questi ragazzi che hanno fatto una scelta precisa e determinata, quella di combattere al fianco delle truppe locali e contro quel fenomeno rappresentato dai seguaci del califfo nero, un gruppo di fanatici i cui metodi non possono che essere definiti fascisti. Non sta certo a me giudicare tale scelta, posso solo dire che da parte mia c’è solo solidarietà nei confronti di chi ha deciso di mettere a repentaglio la propria vita per essere coerente con un ideale. Al massimo potrei dire che io una scelta del genere non la farei, o perlomento non l’avrei fatta. Preferisco mettermi a disposizione per cercare di dare una mano all’interno di quel mondo che nel bene e nel male cerca di mettere una pezza ai macelli provocati dalla guerra. Con tutte le incongruenze e gli enormi limiti che questo lavoro rappresenta. Avevo un’amica che dopo aver partecipato alla formazione nel YPJ, l’equivalente femminile dell’YPG, ci ha lasciato le penne in un banale incidente stradale; non ne condividevo le scelte,certo la sua morte ha provocato sofferenza anche se a tutt’oggi non riesco a considerarla come un eroe. Rispetto profondamente il percorso che aveva deciso di seguire, ma semplicemente io non lo farei.
Ma al di là di quello che posso pensare io e che francamente vale pochino, non riesco davvero ad orientarmi di fronte ai giudizi praticamente uniformi rispetto alla morte di Orsetti; la definizione di combattente per la libertà è quella che mi trova maggiormente d’accordo, ma che contrasta e stride con i giudizi più o meno universalmentee espressi rispetto ai cinque suoi “commilitoni” che una volta rietrati in Italia, si sono trovati a dovere affrontare i misteri e gli intricati percorsi della giustizia nostrana. Essendo prevalentemente persone provenienti dal giro dei Centri Sociali, sono stati più o meno accusati di aver fatto parte di gruppi terroristici, YPG e YPJ sono così definiti e riconosciuti dai turchi, e non solo, che li parificano al PKK, e la loro libertà è stata ridotta.
Insomma, delle due, una. O sono, o hanno appoggiato terroristi, oppure sono eroi paragonabili ai nostri partigiani (YPG e YPJ sono le milizie kurde che maggiormante hanno contrastato l‘Isis) che hanno sacrificato la loro vita (o l’hanno messa a repentaglio) in nome della libertà. Non la loro personale, ma quella universale. Personalmente credo che al di là della retorica, la loro morte o la loro decisione non può che essere letta in senso positivo e che l’ideale per cui hanno fatto la loro scelta sia un ideale assoluto, ma questa mia convinzione, come dicevo, vale poco. Ciò che però chiederei a chi scrive o predica sui media “mainstreaming” è: ci vogliamo decidere per cortesia?
Docbrino