Di seguito ripubblichiamo l’Appello:
APPELLO
Noi cittadine/i, utenti e contribuenti, nel sottolineare come gli importanti provvedimenti che riguardano vita, salute, investimenti delle risorse, continuino ad essere presi senza alcun confronto, partecipazione e condivisione delle decisioni, proponiamo le seguenti riflessioni sul tema “Cittadella della Salute”, il progetto da complessivi 12 milioni di euro per costruire a Pordenone sulla fine di via Montereale, verso l’incrocio con viale Venezia, un complesso edilizio di quattro e tre piani, per ospitare uffici dell’Ambito sociale e del Distretto sanitario.
Una volta stabilita la giusta collocazione del nuovo ospedale nell’area di via Montereale, per la cui realizzazione sta procedendo l’iter burocratico e operativo, la scelta di edificare la “Cittadella della salute”, nell’area della ex caserma Martelli, non risulta ora superata? Ricordiamo che era stata prevista e finanziata lì dalla precedente Giunta Regionale quando l’Ospedale veniva previsto in Comina.
Al completamento del nuovo ospedale si libereranno molti volumi, di cui alcuni già a norma, in grado di accogliere non solo i servizi previsti nella “Cittadella”, ma anche altre strutture socio-sanitarie come Consultorio, CSM, Neuropsichiatra, RSA di cui c’è carenza o servizi destinati a bisogni residenziali, sociali, culturali o scolastici che faticano a trovare spazi, risparmiando gli alti costi di locazione.
Le risorse economiche previsti per la costruzione della “Cittadella” non possono allora essere più proficuamente impiegate per la ristrutturazione di beni pubblici e per l’erogazione dei servizi socio-sanitari?
Meglio sarebbe adibire l’area della ex Caserma Martelli a “Parco della Memoria”. Un’oasi di verde pubblico dove oltre ai monumenti ai partigiani, è visibile il muro con le tracce della fucilazione dei giovani trucidati dai fascisti pordenonesi.
Infine si continua ad agire senza una progettazione complessiva dell’area, dei volumi e della viabilità.
Chiediamo alla Dirigenza della A.A.S. n.5 e alla Regione di fermare l’iter progettuale della “Cittadella” valutando attentamente bisogni e spazi per rivedere le scelte fatte dalla Giunta precedente alla luce delle nuove decisioni sull’Ospedale.
promosso da
Comitato Salute Pubblica Bene Comune, Legambiente, Terraè
con l’adesione di
Fuori Tema, Pn Rebel, G.A.P., Sacile Partecipata e Sostenibile, Casa del Popolo di Torre, Acqua Nova di Pn.
2 Comments
Le palazzine A e B possono trovare un adeguato riutilizzo – penso in primo luogo alle esigenze dell’abitare sociale ed alle sedi universitarie –
Sono in generale d’accordo con l’iniziativa, ma la trovo debole, quando non del tutto controproducente, nella parte in cui si propone di inserirvi “anche altre strutture socio-sanitarie come Consultorio, CSM, Neuropsichiatra, RSA di cui c’è carenza o servizi destinati a bisogni residenziali, sociali, culturali o scolastici che faticano a trovare spazi”.
Stiamo parlando di palazzoni di 6/11 piani, del tutto inadatti per accogliere servizi territoriali, come ad esempio quelli della Salute Mentale (non c’è solo la direzione del Dsm, ma anche il Csm 24 ore) e del Consultorio.
Proprio sull’ultimo numero dell’ “Ippogrifo” Lucio Schittar, il collaboratore di Basaglia che negli anni ’70 costruì i servizi di salute mentale pordenonesi, denuncia l’errore di spostare la sede del Csm da Via De Paoli, sede ricercata coscienziosamente perché fosse inserita nel territorio, nel comprensorio ospedaliero, medicalizzante oltre che transeunte: infatti è di nuovo stata spostata, per le esigenze di costruzione del nuovo ospedale. Con buona pace della serenità necessaria per fare un lavoro di relazione.
E che dire della proposta di collocare una RSA? Il problema, semmai, è di dimuire il numero di anziani che vengono inseriti in strutture che sono diventate le “istituzioni totali” del XXI secolo. Mi pare che le proposte odorino inequivocabilmente di una cultura vecchia in materia di servizi sociali.
In sintesi: se dobbiamo fare delle proposte, facciamole bene. Le palazzine A e B possono trovare un adeguato riutilizzo – penso in primo luogo alle esigenze dell’abitare sociale ed alle sedi universitarie – se non si fanno proposte sbagliate.