Per primi arrivarono gli inglesi. Montarono la cucina da campo in giardino. Scambiarono caffè con le ciliegie, ci regalarono pane bianco di riso. Poi stando in piedi sul predellino di una Lancia, coi calzoni corti come i nostri, una mano al finestrino per tenersi, l’altra alla tracolla del fucile, giovani e spavaldi vennero quelli della Garibaldi. Mangiavano e dormivano nel portico della barchessa. Uscivano al mattino, tornavano alla sera. E la mezzena di vitello nell’acqua del sifone del fosso consortile per chi era? Sembrava un annegato. Restò lì per giorni, poi sparì. Ma prima ancora in casa, nella torre, c’era stato un soldato straniero. Un giorno venne un camion, dal telone scaricò sulla ghiaia strane forme ricoperte di muffa. Tolta quella era pane di segala, acido, nero. Non era fresco ed era anche tedesco ma a noi non sembrò vero… Sebastiano Comis